E' morto Giorgio Chinaglia: l'addio triste al bomber
Il centravanti della Lazio dei sogni stroncato da un infarto in Florida. Gli ultimi anni a fuggire dalla giustizia
Domenica primo aprile, in Florida, è morto Giorgio Chinaglia, ex attaccante della Lazio dei tempi d'oro e della nazionale. L'ex bomber era stato ricoverato per motivi cardiaci, ed era tornato a casa da qualche giorno: è stato stroncato da un infarto. La notizia del suo decesso è stata data da Umberto Gandini, ex dirigente del Milan. Successivamente il figlio di Chinaglia ha confermato al telefono: "Mio padre è morto questa mattina". Problemi giudiziari - Nei confronti di Chinaglia, nel 2008, era stato emesso un mandato di arresto per riciclaggio con l'aggravante mafiosa. Il mandato è stato richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. L'ex attaccante della Lazio fu accuasto di gravi irregolarità nella scalata per l'acquisto della Lazio, alla quale avrebbero preso parte anche degli esponenti del clan camorristico dei Casalesi. Una seconda ordinanza nei suoi confronti era stata emessa nel 2006 per estorsione e riciclaggio. La carriera - Chinaglia nacque a Carrara il 24 gennaio 1947. All'età di nove anni si trasferì con la famiglia a Cardiff, in Galles, dove iniziò la sua carriera da calciatore allo Swansea City, con cui giocò le stagioni 1964-65 e 1965-67. In Italia debuttò in Serie C con la Massese, quindi all'Internapoli, sempre in Serie C, prima del passaggio alla Lazio nel 1969-70: i biancocelesti erano neopromossi. Chinaglia esplode, e nel 1971-72 vince la classifica cannonieri della serie cadetta e contribuisce, con 21 gol, al ritorno della Lazio in Serie A, dove continuerà a segnare reti a grappoli: 23 nell'indimenticabile stagione 1973-74, quella dello scudetto bianco-azzurro. Negli States - Chinaglia emigrò nuovamente negli Stati Uniti, dove è stato il miglior marcatore della storia della North American Soccer League, dove in sette anni segnò 193 gol in 213 partite, di cui 53 in 43 incontri di playoff. Dal 2011 era tornato nei New York Cosmos, con incarichi dirigenziali: era ambasciatore della squadra insieme a Carlos Alberto, e l'obiettivo era quello di rilanciare la società insieme al presidente Pelè e al direttore tecnico, Eric Cantona.