Con la benzina che costa due euro lo Stato può perdere 581 milioni
Il gioco al rialzo delle accise non paga: come per le sigarette, i prezzi gonfiati risultano controproducenti
Il fenomeno è ben conosciuto. Anche e soprattutto da chi continua a mettere tasse su tasse nella speranza che, alla fine, qualcosa resterà. L'aumento dell'aliquota, a lungo andare, fa diminuire il gettito. Non si tratta di complicate equazioni matematiche né della tanto discussa, ma mai effettivamente smentita, curva di Laffer. Stiamo parlando, più semplicemente, di beni di consumo che, a forza di balzelli, nessuno consuma più. Accade puntualmente con le sigarette. E accade anche con la benzina, che non sempre è così indispensabile come si crede. Anzi, tra le ennesime accise caricate da Monti e le continue oscillazioni del prezzo del greggio, molti stanno imparando a farne a meno. I dati parlano chiaro: secondo le rilevazioni effettuate dalla federazione autonoma italiana dei benzinai (Faib) nel periodo gennaio-novembre 2011 i consumi di verde e gasolio si erano già ridotti del 5,3 e del 2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L'arrivo del professore, con il suo bagaglio di tasse, ha accelerato il trend: a dicembre il calo registrato complessivamente è stato del 9,5%. La situazione è peggiorata a gennaio (-12%), per poi precipitare a febbraio, con un calo addirittura del 20,2% della benzina e del 14,9% per il gasolio. È quest'ultimo carburante, utilizzato dagli autotrasportatori che non possono scegliere di lasciare il camion a casa, che sta ancora salvando i conti di Monti. Ma il passo verso il gettito negativo, a dispetto delle aliquote aumentate, è vicinissimo. E il trend difficilmente modificabile. Considerato anche che i prezzi non si arrestano più. Ieri la verde ha sfondato quota 1,9 euro e sembra avviarsi senza freni a superare la soglia dei 2 euro. Sulla benzina il paradosso fiscale si è già verificato. L'accisa è passata da 0,564 euro al litro del 2011 a 0,7042 euro al litro del 2012. Il gettito derivante dalle tasse sulla benzina a febbraio è però sceso rispetto all'anno precedente di un milione e 700mila euro. Senza contare i quasi 3 milioni di euro di Iva in meno. Tiene ancora, ma per poco, il gasolio. A gennaio il gettito da accisa è cresciuto sul 2011 di 151,6 milioni. A febbraio l'aumento si è assottigliato a 92 milioni. E, sostengono gli esperti della Faib, continuerà a scendere. Già adesso, comunque, considerando solo le entrate da accisa, il gettito tra gennaio e febbraio è diminuito del 60%. A dimostrazione che la corda non si può tirare all'infinito. Le previsioni per l'intero anno non lasciano grande spazio all'interpretazione. Per il 2012 si stima una diminuzione dei consumi di ben 615,5 milioni di litri tra benzina e gasolio nella rete ordinaria. Il che implicherebbe una riduzione del gettito derivante dall'accisa di 404 milioni e dall'Iva di 177 milioni, in totale 581 milioni di euro in meno. Il risultato è grottesco: ci perde lo Stato, ci perdono i commercianti e le imprese, ci perdono i cittadini. Qualcuno se ne accorgerà? Al contrario, per ottobre è previsto anche un ulteriore aumento dell'Iva dal 21 al 23% che contribuirà a frenare ancora i consumi. L'esito sarà tanto devastante quanto prevedibile. Come dice il presidente Faib, Martino Landi, «ci ritroveremo in una spirale rialzista per rincorrere il gettito atteso, causando l'aumento generalizzato dei prezzi e la riduzione della domanda, con ripercussioni sui livelli produttivi e occupazionali e un prolungamento della fase recessiva». di Sandro Iacometti