Bersani, twitter è esibizionismo Facebook una grande famiglia
Il cantante, reduce da Sanremo, ha cominciato da Roma il suo nuovo tour: il cinguettio non serve, solo esibizione delle rubrica
"Io non sono su Twitter. Anche perché se ho qualcosa da dire a qualcuno e ho il suo numero, gli mando un sms, non lo scrivo su Twitter in modo che tutti lo vedano e sappiano che sono amico di quello. Ormai siamo arrivati all'esibizionismo della rubrica telefonica". La crociata contro il cinguettio di 140 caratteri, già lanciata nei giorni scorsi da Michele Serra e proseguita oggi con l'addio di Fiorello, trova un nuovo adepto: Samuele Bersani. Reduce da Sanremo, dove ha portato “Il Pallone”, testo geniale e musica raffinata, il cantante originario di Cattolica ha cominciato ieri a sera da Roma , all'Auditorium della Conciliazione, il suo nuovo tour: Psyco, dal nome del nuovo singolo, di cui da alcuni giorni è uscito anche il video. Fuori dagli schemi e fiero di esserlo, "noi romagnoli siamo bacati", Bersani si è divertito a demolire il social network del momento. Non che rifiuti il genere in sé. "Facebook", ha spiegato, "mi piace molto, è diventata una specie di famiglia allargata. Lì ho il feedback di quello che faccio". Il ricordo di Lucio Anche se non è sempre miele. "Se su 90 commenti, 89 sono positivi e uno no, ci rimani male per quello". Ma pazienza. Se non altro c'è un dialogo. Che su Twitter, sottinteso, non c'è. Una riflessione che lo accumuna a Vasco, patito di Facebook dove ha creato un personaggio-dj, il Folle Jack, seguito da migliaia di persone. Del resto la bocciatura di Twitter è coerente con lo stile scelto da Bersani per questo tour. In una scenografia da salotto di casa - due lampade da terra, una poltrona e uno sgabello vintage – , davanti a una sala strapiena, l'autore di Giudizi Universali e altri piccoli capolavori ha ripercorso, con ironia e disincanto, la sua storia musicale. Con due omaggi all'uomo grazie al quale stasera sono qui, lo devo a lui se si è spostato il mio asse del destino: Lucio Dalla. "La prima persona in assoluto", ha spiegato Samuele, introducendo il suo primo successo, 'Il mostro', che mi ha detto sì dopo tanti no". E sempre in omaggio a Lucio Dalla ha cantato, per la prima volta, “Canzone”, scritta da lui dopo un amore finito male (“Mi aveva lasciato per un agente immobiliare”). Abituati a concerti che sono più che altro show, lo spettacolo di Bersani è un inedito assoluto. Musica pura, niente balletti, anti-retorica a go-go (beve acqua tra una canzone e l'altra, chiede scusa, si pulisce gli occhiali). Niente testi fintamente poetici durante gli stacchi, piuttosto chiacchiera, come fosse tra amici. E' lui, così com'è, e la sua musica. Senza concessioni a come “si deve fare”. Attacco a E allora tira fuori "dal paniere", come lo chiama lui, “Coppa Uefa”, una canzone di tanti anni fa che lui stesso dice che "ha perso significato, visto che ormai non esiste più la Coppa Uefa". L'opposto di “Cattiva”, che, in anticipo sui tempi, racconta il fascino malato, oggi divenuto persino turismo dell'orrore, per gli assassini. “Senza Titoli” è l'occasione per attaccare Blockbuster: "Sono proprio contento che abbiano chiuso. Anche se mi dispiace per chi ci lavorava. Ma le videoteche erano dei super ladri!". L'emozione più alta, invece, si tocca quando va in mezzo al pubblico e, portandosi dietro il suo leggio, canta “Replay” e poi “Giudizi universali”. Il crescendo continua con gli indimenticabili “Chicco e Spillo”, “Freak”, con un testo aggiornato ai tempi che non farà piacere al suo omonimo: "Né con la destra, ma nemmeno con il Pd, che bestia". di Elisa Calessi