Afghanistan, bombe talebane Ucciso un soldato italiano
Agguato a base italiana in Gulistan a colpi di mortaio: 5 feriti, 2 (una donna) sono gravi. Le nostre vittime sono 50
Erano arrivati in Gulistan solo da poche settimane per dare il cambio ai Fucilieri di marina del reggimento San Marco i sei genieri del 21° reggimento e i bersaglieri del Primo reggimento colpiti ieri dalle granate dei mortai talebani piovute dentro la base avanzata “Ice”, un fortino costruito con sacchetti di sabbia ed hesco-bastion (reti metalliche riempite di pietre e terra) lungo la strada che conduce a est di Farah. Una sorta di “Fortezza Bastiani” dove i “tartari” si fanno vedere e sentire con regolarità attaccando non solo quella base ma tutti gli avamposti nei distretti di Bakwa e Gulistan e seminando di ordigni improvvisati la strada 122 , in realtà poco più di una pista sterrata quasi impossibile da percorrere anche per i civili che spesso saltano in aria sulle mine talebane. Dalle montagne circostanti non è difficile prendere di mira il fortino presidiato dagli italiani dal settembre 2010, quando il nostro contingente lo ha rilevato dalle truppe statunitensi e georgiane, specie se si utilizzano mortai come è accaduto ieri. I colpi dei talebani hanno ucciso il sergente Michele Silvestri, 33 anni di Monte di Procida, Napoli. Apparteneva al 21° Reggimento Genio Guastatori di Caserta. Era sposato ed aveva un figlio piccolo. Altri cinque sono rimasti feriti. Due, i più gravi, Monica Graziano e Nicola Storniolo entrambi di Cosenza, sarebbero stabili, gli altri hanno riportato ferite superficiali, tanto che uno dei tre è stato medicato in loco ed è rimasto alla base. Gli altri sono stati trasportati all'ospedale da campo americano di Delaram nell'area di responsabilità del Regional Command South West a comando Usa. I primi colpi, esplosi in mattinata, sono andati a vuoto cadendo troppo lunghi per provocare danni ma nel pomeriggio alcuni colpi hanno colpito il perimetro della base uccidendo un geniere e ferendo altri due insieme a tre bersaglieri. Camp Lavaredo, Snow, Ice sono i tre avamposti italiani in Afghanistan più esposti al fuoco nemico, alle incursioni e agli attentati dei talebani e delle milizie narcos impegnate n questi giorni nella raccolta dell'oppio che nella provincia di Farah viene prodotto in quantità inferiori solo alla vicina provincia di Helmand. Qui sono morti quasi tutti i militari italiani uccisi dal fuoco nemico negli ultimi 18 mesi. L'attacco di ieri, secondo quanto riportato dallo Stato maggiore della Difesa, è avvenuto alle 18 (in Italia le 14.30) e le postazioni di mortai talebane sono state distrutte da una coppia di elicotteri da attacco A-129 Msangusta decollati dall'aeroporto di Farah City, a circa 80 chilometri di distanza. l settore di Farah e soprattutto i distretti di Bakwa e Gulistan sono le arere più pericolose dell'Ovest afghano posto dalla Nato sotto il comando italiano che gestisce 8 mila militari, per oltre la metà italiani, guidati da sei mesi dal generale Luciano Portolano, comandante della Brigata Sassari 'che a fine marzo verrà avvicendata dalla brigata bersaglieri Garibaldi. Gli uomini del generale Portolano si sono distinti in numerose operazioni invernali che hanno permesso di contrastare con efficacia i miliziani e negli ultimi tempi sono stata varate operazioni che hanno portato a requisire armi ed esplosivi e a distruggere carichi di droga tra la Valle di Zerko e la provincia di Farah. Neii giorni scorsi proprio i distretti orientali di farah sono stati interessati dall'operazione Wheelbarrow, che ha impegnato truppe italiane e afghane nei territori del Gulistan e Bakwa dove si trovano le maggiori coltivazioni di oppio e dove l'offensiva alleata è stata ostacolata da numerosi ordigni stradali. Dal febbraio 2002, quando i primi militari italiani raggiunsero Kabul, il contingente nazionale ha registrato 50 caduti, per un terzo provocati da cause diverse dal fuoco talebano. L'ultimo militare italiano ucciso dagli insorti è stato il caporal maggiore David Tobini, colpito il 25 luglio dell'anno scorso nel settore di Bala Murghab, sulle montagne della provincia di Badghis a nord di Herat. Da allora il contingente italiano ha registrato altri 8 caduti, due per cause naturali e sei per incidenti stradali. di Andrea Dalla Rovere