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Bindi Bechis smaschera la faccia di bronzo Pd: Ecco come Rosy salvò i vitalizi d'oro della Casta

La sera del 14 dicembre i deputati si blindano le pensioni. Qualcuno protesta e la democratica li stronca: "Deligittimate la Camera"

Nicoletta Orlandi Posti
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Sapevano di fare una marachella, tanto da averne discusso approfonditamente. Il 14 dicembre scorso i deputati che avevano appena votato il decreto salva-Italia cambiando le regole pensionistiche anche a chi era a un paio di mesi dalla pensione, hanno scelto nel chiuso dell'ufficio di presidenza guidato da Gianfranco Fini che lo stesso identico metodo imposto a tutti gli altri non doveva valere per loro. Dopo la riunione hanno comunicato una sola cosa: che anche i parlamentari come tutti gli italiani dal primo gennaio 2012 avrebbero calcolato con il metodo contributivo la loro pensione, che si chiama vitalizio. Ma è vero solo sulla carta, e sotto c'è un inganno macroscopico. Perché la differenza è abissale: mentre per tutti gli italiani il metodo di calcolo della pensione è cambiato anche a ritroso (dal 2012 chiunque va in pensione la riceverà sulla base dei contributi versati tutta la vita e non su quella dei contributi degli ultimi cinque anni come avveniva con il metodo retributivo), chi oggi è deputato o senatore (come qualsiasi ex non ancora in età da pensione), riceverà il vecchio e generoso vitalizio maturato alla data del 31 dicembre 2011, e in più un integrativo alla pensione calcolato con il metodo contributivo per i restanti 15-16 mesi di legislatura dalla data del primo gennaio 2012. La riforma Dini - Di fatto i parlamentari si sono applicati furbescamente la riforma di Lamberto Dini del 1995 (che prevedeva un mix retributivo-contributivo) invece della riforma di Elsa Fornero inserita nel decreto salva-Italia. Hanno fatto finta di stringere la cinghia come tutti gli italiani, e invece si sono creati l'unica area di privilegio previdenziale che oggi esiste ancora in tutto il paese. Non si è trattato naturalmente di un errore tecnico, e la prova arriva ora a tre mesi di distanza dalla pubblicazione del resoconto sommario di quella riunione dell'ufficio di presidenza. I deputati si sono scelti di non toccare quanto maturato fino al 31 dicembre 2011, perché hanno considerato il loro un “diritto acquisito”, intangibile, cosa che non hanno riconosciuto a tutti gli altri italiani. In ufficio di presidenza c'è stata pure discussione sul punto, perché ha provato a sottolineare l'anomalia il segretario di presidenza dell'Italia dei Valori, Silvana Mura, che ha chiesto di varare la stessa regola appena approvata per tutti gli altri italiani nel decreto salva-Italia: «Deliberiamo che per tutti coloro che allo stato attuale non percepiscono ancora il vitalizio, il relativo importo sia calcolato esclusivamente sulla base dei contributi versati. Non  può valere il principio dei diritti acquisiti». Con la Mura si è schierato il leghista Giacomo Stucchi, ma tutti gli altri li hanno coperti di fischi. La rivolta è stata guidata dal vicepresidente della Camera, Rosy Bindi (che è anche presidente del Pd), che ha stigmatizzato «la posizione di chi sostiene che occorra di fare di più, ritenendo che tale gioco al rialzo finisca per delegittimare la Camera dei deputati e tutti i suoi componenti». La Bindi non si è chiesta dunque se la riforma dei vitalizi era equa e simile a quella delle pensioni imposta a tutti gli italiani, ma ha zittito Lega e Italia dei Valori chiedendo invece a Fini di comunicare «adeguatamente» la mezza riforma approvata «all'opinione pubblica, che è particolarmente attenta a queste tematiche, sottolineando come a tale riforma si sia giunti non tanto per la pressione esterna, ma in conseguenza di una riflessione e di un indirizzo maturato in seno all'istituzione parlamentrare». La perfidia - Perfida la Bindi ha proposto anche di punire la Mura e Stucchi per la richiesta di pensioni calcolate nello stesso modo di tutti gli altri italiani: «Al fine di assicurare una responsabile coerenza fra le prese di posizione pubbliche e le scelte operate in concreto, propongo di integrare la disciplina in esame con l'inserimento di una clausola che consenta ai singoli deputati di optare per un sistema di calcolo totalmente contributivo del trattamento previdenziale». Insomma: volete tagliarci il vitalizio? E noi lo tagliamo solo a voi che protestate. Applausi di Renzo Lusetti: «Condivido la proposta Bindi che ritengo possa consentire di evitare il prevalere di atteggiamenti demagogici», e alla fine la proposta trappola per Lega e Idv è passata. di Franco Bechis  

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