Sciolti sette comuni per mafia C'è anche Salemi e Leinì
Il consiglio dei ministri ha disposto lo scioglimento di sette amministrazioni per infiltrazioni della criminalità organizzata
Il Consiglio dei ministri ha sciolto sette consigli comunali ai sensi della normativa antimafia. E' quanto si legge in una nota di palazzo Chigi. I consigli comunali interessati dalla misura sono: Pagani (Salerno), Gragnano (Napoli), Bova Marina (Reggio Calabria), Platì (Reggio Calabria), Leinì (Torino), Salemi (Trapani) e Racalmuto (Agrigento). "Con particolare riferimento ai due consigli comunali siciliani - si legge - il Consiglio dei ministri ha ascoltato l'intervento dell'assessore alle autonomie locali della Regione siciliana, Caterina Chinnici, che ha portato a testimonianza sia la propria esperienza istituzionale, ribadendo l'impegno nella lotta alla criminalità organizzata, sia la propria esperienza umana, in quanto figlia di un magistrato ucciso dalla mafia". Salemi - Il provvedimento arriverebbe a poco meno di due settimane dall'insediamento al Comune del commissario straordinario Guglielmo Serio, che ha i poteri del sindaco e della giunta dopo le dimissioni di Vittorio Sgarbi avvenute lo scorso 21 febbraio. Il caso Salemi era arrivato sul tavolo del ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri a inizio febbraio dopo che gli ispettori nominati dall'ex titolare del Viminale, Roberto Maroni, avevano proposto lo scioglimento del Comune. La commissione d'accesso agli atti aveva passato al setaccio i documenti, rilevando pressioni e influenze nella vita amministrativa della città, dovute in primis alla presenza ingombrante dell'ex parlamentare democristiano Pino Giammarinaro. Leinì - Il Comune torinese di Leinì, invece, era già stato scosso dalle indagini sulle sospette infiltrazioni della 'ndrangheta. Nella primavera del 2011, l'operazione Minotauro, coordinata dal procuratore capo della Repubblica Giancarlo Caselli, aveva portato all'arresto - insieme ad altre 18 persone - dell'ex Sindaco Nevio Coral (Pdl). A dicembre, il figlio Ivano Coral, che ne aveva rilevato il testimone nel 2005, si era dimesso travolto dalle inchieste giudiziarie che avevano colpito il padre e la cognata Caterina Ferrero, ex assessore regionale alla Sanità. Quello di Leinì, in Piemonte, è il secondo caso di scioglimento per mafia dopo quello di Bardonecchia nel 1995.