Lavoro, palla al Parlamento: Bersani fa il golpista
Il segretario Pd minaccia: "O si modifica la parte sull'art. 18 o l'Aula chiude". Ai critici: "Non azzoppateci, noi teniamo il paese"
Prima ancora che il ddl sulla riforma del lavoro fosse varato dal Consiglio dei Ministri, Pier Luigi Bersani ha trovato già il modo di minacciare governo e Pdl in vista dell'approdo del testo in Parlamento. Il segretario democratico ha avvertito: "Si vorrà ragionare, sennò chiudiamo il Parlamento, ma non so se, in questo caso, i mercati si tranquillizzano. Il Parlamento c'è e quindi ne discuteremo". Insomma, modifiche o saranno barricate: "Su tutti i decreti che sono arrivati - ha concluso - il Parlamento è intervenuto, ha sempre modificato qualcosa". Quindi la minaccia a quanti da sinistra criticano il Pd per le sue posizioni "moderate" sulla riforma del lavoro: "Attenzione ad azzopparci - ha detto Bersani - perché noi teniamo il paese. Poi c'è solo il populismo e allora se ne vanno a casa sia i politici che i tecnici". Contando che il segretario Pdl Alfano ha già anticipato che in caso di modifiche al ribasso sull'articolo 18 "cambieranno anche le parti sulla mobilità in entrata" si preannunciano settimane di fuoco tra Camera e Senato. Casini soddisfatto - "Il parlamento non è un passacarte", conferma poi il segretario dell'Udc Pier Ferdinando Casini, soddisfatto per le decisioni del governo: "Il governo ha fatto una cosa importante: ha discusso a lungo e in modo approfondito con le parti sociali, e poi la decisione del Parlamento". "Si è ormai superata una prassi e una visione della concertazione - ha detto ancora Casini -, che secondo me era ampiamente superata. Il Parlamento saprà corrispondere nei tempi dovuti, non certo alle calende greche. Bisogna - ha concluso Casini - che subito dopo le elezioni amministrative queste norme diventino legge dello Stato". La Cisl: "Faremo pressioni" - Sia Luigi Angeletti (Uil) sia Raffaele Bonanni (Cisl) si dicono ottimisti per il passaggio in Parlamento ("Probabilmente, avremo più ascolto di quanto ne abbiamo avuto finora con il Governo", ha spiegato Angeletti, mentre Bonanni annuncia che il suo sindacato farà "un'azione di lobbying"), mentre Bersani in giornata ha usato toni bellicosi.