Maglie: il governo non baratti i due marò coi turisti rapiti
I diplomatici lasciano intendere che si può proceder solo su una trattativa. Ma le due vicende vanno tenute separate
Abbandonati, traditi dalla insipienza del governo italiano, dalla spregiudicatezza di quello indiano, e ora pure finiti in un tritacarne mediatico e diplomatico che li vorrebbe merce di scambio con i due sequestrati dal gruppo maoista, fuori gli uni dentro gli altri, come si si potesse e si dovesse scegliere. Poveri marò, poveri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che si credevano a bordo di una nave non a giocare al volontario, non a fare il turista esotico, non per sfida d'avventura di vita, legittima per carità ma rigorosamente individuale per percorso e responsabilità, ma a fare il loro dovere di militari in difesa della patria e dello Stato italiano, uno Stato rappresentato da una petroliera esposta ad attacchi di pirati, uno Stato al quale hanno giurato fedeltà e servizio. Non un militare dovrebbe più accettare di salire a bordo di una petroliera, e al diavolo gli accordi Onu, quelli europei, quelli degli armatori italiani con la Difesa, se questo è il risultato, se disinvoltamente si parla e si scrive di detenzione lunga, di militari pur bravi che sbagliano, di spaghetti comunque garantiti per pranzo, perfino di un intreccio con i due sequestrati che erano nel posto sbagliato al momento sbagliato nonostante esplicito divieto di andarci. Ma quale legame, che c'entra, ma davvero il governo tecnico e i suoi giornali pensano che dobbiamo portare il cervello all'ammasso e che sia possibile farci credere che le due vicende siano addirittura intrecciate? Così non è, e al governo indiano andrebbe detto con la dovuta chiarezza e l'adeguata durezza, ma lo staranno facendo? L'appello di Libero - Libero ha raccolto migliaia di firme di italiani indignati, ma non sembra che contino. Forse dovremmo organizzarla noi per una volta una Giornata dei marò, prendere quelle firme, portarle a Roma e consegnarle al Parlamento più sordo che sia capitato nella storia recente, tutti a casa o a farsi i fatti loro, al presidente della Camera più distratto mai conosciuto, a un presidente della Repubblica insolitamente rinunciatario. Facciamo un po' di casino, facciamo vedere che almeno noi non li dimentichiamo. Ci sono naturalmente trattative che devono proseguire in silenzio e discrezione, ma questo non sembra il caso, questo non sembra il metodo, qui non c'è da fidarsi. Intanto la detenzione dei due marò è stata allungata di altri quindici giorni su ordine del magistrato di Kollam, davanti al quale i nostri due militari detenuti in India sono comparsi lunedì mattina. Il giudice avrebbe potuto decidere la permanenza nel posto di polizia, invece ha detto di no. La campagna elettorale nel Kerala sulla quale tanto hanno ricamato i rappresentanti del governo, per primo il sottosegretario Staffan De Mistura, è finita, ieri hanno votato. Peggio, De Mistura ha dichiarato che alla fine delle perizie balistiche, per le quali ci vogliono un paio di settimane, si potrebbe stabilire che i proiettili non provengono da armi italiane e tutto finirebbe lì; se invece «i proiettili fossero identificati come quelli usati dalle Forze Armate italiane la strategia è chiara, tutti possono sbagliarsi, anche i migliori marò del mondo». Sbagliarsi a fare che, a respingere un attacco? E per quale ragione dalla nostra diplomazia e dagli uomini della intelligence si lascia trapelare l'idea secondo la quale o va avanti la trattativa per la liberazione di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, prigionieri nell'Orissa, o quella sui marò? L'ipotesi è agghiacciante per la nostra sovranità, per la nostra autorevolezza, per il giudizio sui nostri ritrovati rapporti privilegiati con le grandi potenze che hanno influenza e peso sull'India, vedi Stati Uniti e Inghilterra. Gli indiani, insomma, tratterebbero con i maoisti e ci sbatterebbero la porta in faccia sui militari infischiandosene delle pressioni e delle richieste. Sarebbero addirittura pronti a sospendere le operazioni paramilitari contro i terroristi, anzi lo stanno già facendo, pur di offrire alla comunità dei pescatori del Kerala, ammesso che di pescatori si tratti, la condanna dei due marò. A queste illazioni non sono arrivate nella giornata di ieri smentite di alcun tipo. Bosusco e Colangelo sono andati in un'area nella quale era ufficialmente sconsigliato avventurarsi, basta guardare il sito della Farnesina. Furbate indiane - Le autorità locali avevano fatto di più, c'era un divieto esplicito, confermato anche ai due italiani, che hanno deciso di partire lo stesso. «Siamo diventati improvvisamente debitori», affermerebbe ora una fonte diplomatica per illustrare l'attuale situazione. Praticamente una trappola dei maoisti ben orchestrata, visto che hanno avuto la sorte di sequestrare in questo momento proprio due italiani, si sommerebbe a una strategia del governo indiano, un baratto odioso. Le due vicende vanno invece separate accuratamente, le responsabilità distinte, in un caso c'è trattativa, e delicata, nell'altro una detenzione illegale. Solo così torneranno tutti e quattro a casa. di Maria G. Maglie