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Tangenti, sistema Lega-Pdl Racconto di un accusatore

Le mazzette, versate per ottenere l'autorizzazione di diverse operazioni immobiliari, servivano a finanziare i partiti

Lucia Esposito
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Dalle carte dell'inchiesta sulle tangenti in Lombardia, emerge uno spaccato si come funzionasse, almeno stando alle dichiarazioni degli indagati, il sistema delle mazzette sul fronte pidiellino leghista per modificare il piano regolatore a Cassano D'Adda per ottenere le autorizzazioni in diverse operazioni immobiliari. Il leghista Davide Boni, all'epoca assessore all'edilizia e al territorio, e ora presidente del consiglio regionale della Lombardia, indagato per corruzione e finanziamenti illeciti, viene definito dal consulente Gilberto Leuci, come uno dei politici da cui "passava il business" in Lombardia,  "Nel corso di un incontro con l'amministratore delegato della Serenissima Sgr - fa mettere a verbale Leuci, presunto collettore delle mazzette insieme all'architetto Ugliola - lo stesso mi rappresentò che era a conoscenza del fatto che per montare affari immobiliari in Lombardia era necessario fare un passaggio da Boni e da Ghezzi, i quali dirigevano l'imprenditore verso il sottoscritto e da Ugliola. Personalmente non ho mai consegnato denaro a Boni o a Ghezzi, in quanto tali incombenze sono state gestite da Ugliola". Il sistema Leuci spiega "che i soldi per la politica dovevano essere destinati pro quota ai partiti che reggevano la giunta cassanese, in particolare Forza Italia e Lega Nord" ed entra nel cuore del sistema. "Posso dire che le operazioni che io ho montato a Cassano, sulle quali ho percepito denaro dagli imprenditori, che ho girato a Michele Ugliola trattenendo la mia parte, sono circa 12. Posso quantificare in circa un milione e mezzo la somma che io ho ritirato dagli imprenditori per le predette operazioni. Io e Ugliola trattenevamo generalmente tra un quarto e un terzo delle somme ricevute valutando la quota trattenuta caso per caso". La spartizione L'indagato spiega come avveniva la spartizione delle tangenti. "La quota da destinare ai politici, di circa due terzi della somma percepita, era gestita completamente da Ugliola, il quale si occupava di recapitarla". Ugliola, ritenuto il mediatore tra imprenditori e politici e grande accusatorè di Boni, rivela che il sistemàaavrebbe superato i confini della cittadina dove è nata l'inchiesta che ha travolto i vertici lombardi della Lega ed elenca tutte le operazioni illecite: "Tutti gli incarichi che ho ottenuto dalla società 'Risanamentò di Luigi Zunino, quali Santa Giulia, Area Falck di Sesto San Giovanni, Rodano - Pioltello - area ex Sisas, Scalo Farini, con riferimento all'immobile ex poste e Marconi 2000 - comune di Varedo. In ciascuno di questi casi, sono state promesse somme di denaro ai medesimi esponenti politici sopra indicati, e cioè Boni, Ghezzi e Casiraghi (ndr Monica, all'epoca consulente all'Assessorato di Boni), in cambio dell'ottenimento delle autorizzazioni". La finalità Da un ex leghista, Marco Paoletti, ex assessore a Cassano d'Adda e poi consigliere provinciale poi passato nel gruppo misto, arrivano infine altri macigni su Boniresunte tangenti, racconta, costituivano una sorta di 'provvistà per sostenere la campagna elettorale dell'attuale presidente del Pirellone. Per sottolineare il suo legame con Boni, svela ai magistrati che ricevette da lui rassicurazioni su un appoggio politico dopo la perquisizione disposta a suo carico nell'ambito delll'inchiesta su Cassano. Promessa non mantenuta perchè Paoletti venne espulso dal gruppo leghista quando si seppe che era indagato ma, l'11 ottobre fa mettere a verbale: "Ero consapevole del fatto che un terzo dei profitti andavano alla Lega".

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