Il venerdì nero delle tasse: versiamo allo Stato 14,6 mld
Irpef, Iva e altre scadenze: un salasso per 5 milioni di piccoli imprenditori. Allarme di Bankitalia: pressione fiscale più alta dal dopoguerra
Un bel circoletto rosso sul 16 marzo 2012. Giusto per non dimenticare. Dalle tasche dei contribuenti e dai bilanci delle imprese italiane stanno per uscire una valanga di quattrini in direzione dell'Erario. Il salasso del fisco si abbatte dunque oggi e tra Iva, trattenute Irpef e tassa sui libri sociali si dovranno versare oltre 14 miliardi nelle casse dello Stato. E se volete trovare un ufficio reclami, basta rivolgersi a palazzo Chigi: sì, perché la responsabilità maggiore della stangata di marzo è del Governo tecnico guidato dal professore della Bocconi, Mario Monti. All'orizzonte, peraltro, non si prospetta nulla di buono: grazie alle novità fiscali introdotte proprio con le ultime manovre saranno, nel dettaglio, i dipendenti e i cittadini a saldare il conto. Così con le nuove addizionali si troveranno con una busta paga più leggera il prossimo 27 marzo; poi dovranno iniziare a preoccuparsi della nuova Imu (c'è tempo fino a giugno). E in prospettiva (neanche troppo lontana) potrebbero dover fronteggiare una nuova mazzata di tutto rispetto: l'aumento di due punti delle aliquote Iva previsto sempre dal Salva-Italia per centrare il pareggio di bilancio. L'aumento della tassa sui consumi è ormai una realtà. Si tratta solo di aspettare il prossimo autunno. Come dire che di rientro dalle ferie estive, il portafoglio continuerà a essere tartassato. Un'ipotesi che - come ha confermato ieri anche la Bce - avrà un impatto nel 2012 e determinerà il protrarsi delle pressioni al rialzo dell'inflazione. Ma torniamo a oggi. I calcoli sul prelievo fiscale li ha fatti la Cgia di Mestre. Secondo gli artigiani di Mestre, nelle casse dello Stato arriveranno, per l'esattezza, 14,6 miliardi di euro, tra ritenute Irpef, Iva e vidimazione dei libri sociali. La maxi scadenza fiscale riguarderà oltre 5 milioni di persone, tra titolari unici di società e piccoli imprenditori. Per questi si aggiungeranno anche i contributi previdenziali per collaboratori e dipendenti. Si tratta, ha sintetizzato la Cgia, di 4,9 miliardi di ritenute Irpef, relative ai dipendenti, 9,3 miliardi di Iva e 400 milioni di euro di tasse per la vidimazione dei libri sociali, obbligo che spetta alle società di capitali. Occhio, poi, alle prossime buste paga: c'è da fare i conti con l'addizionale regionale Irpef, sbloccata sempre dal decreto Salva-Italia. Non solo per il 2012, ma anche retroattivamente per il 2011. E a marzo si pagherà l'acconto del 30% per quest'anno. Poi a giugno si dovrà andare in cassa per l'Imu, in alcuni casi più pesante della vecchia Ici dal momento che le aliquote si applicheranno su un base imponibile catastale maggiore: con la manovra di dicembre sono stati infatti rivisti anche i moltiplicatori delle rendite catastali. Insomma, un vero bagno di sangue. E non è finita. Sul versante delle imprese, ha messo il carico Confesercenti. L'associazione dei negozianti ha calcolato che per le pmi, in particolare, è in arrivo una legnata fino a 5.100 euro annui. Tutto qui? Non è detto. Resta da capire come verrano reperite le risorse finanziarie per garantire la «paccata di miliardi» promessa dal ministro Elsa Fornero per la riforma del lavoro e degli ammortizzatori sociali. Su questo punto Giulio Tremonti non ha dubbi. Per l'ex titolare dell'Economia, il Governo ha solo un'alternativa: aumentare le tasse. Che poi in Italia sono già a livelli record. Al punto che ieri gli esperti di Banca d'Italia, lanciando un vero e proprio allarme rosso, hanno osservato che «il cuneo fiscale supera in Italia la media degli altri paesi dell'area dell'euro di 5,5 punti percentuali». Non solo. Nel complesso, le manovre del 2011 determinano una correzione pari al 3% del pil nel 2012 e al 4,7% in media l'anno nel 2013 e nel 2014. Per via Nazionale «l'aggiustamento è prevalentemente realizzato attraverso aumenti di entrate, che porteranno la pressione fiscale ai livelli più elevati dal secondo dopoguerra». di Francesco De Dominicis