Selvaggia Lucarelli insegna il galateo su Facebook
Avviso ai patiti di social network: poche abbreviazione, no foto di cibo, da cafoni festeggiare il boom di followers
Da assidua e appassionata frequentatrice dei social network, mi sono permessa di stilare una lista di regole che utenti di facebook e twitter dovrebbero rispettare con estremo rigore. Liberi di trasgredire, ma sappiate che chi lo fa rischia il temutissimo effetto «i tweet di Rudy Zerbi», ovvero dividere il popolo web tra quelli che vorrebbero lapidarvi e quelli che vorrebbero solo infilzarvi come un kebab. Tanto per cominciare, evitate accuratamente di postare foto del piatto che vi accingete a consumare. Se non c'è lì con voi Annie Leibovitz a fotografare la vostra braciola di maiale con patate al fiammifero, risparmiateci i primi piani di piatti e vivande. Se avete voglia di condividere col mondo pensieri di carattere escatologico sotto forma di tweet quali «Buongiorno!», «Buonasera!», «Buonanotte!», «Tante care cose!», fatevi assumere come concierge al Novotel di Malpensa. Tra turisti in arrivo e in partenza, ne pronuncerete in media settecentoventotto al giorno e vi passerà la voglia di farlo anche su twitter. E magari, comincerete a utilizzare i vostri 140 caratteri a disposizione per comunicarci urgenze più appassionanti. Poi. Un ciclone tropicale s'è appena abbattuto sul vostro quartiere spazzando via scuola, municipio, abitazioni, sala bingo e il chiosco delle gratta checche? Il sindaco è appeso per la cravatta al palmizio della piazza centrale? No? E allora tweet e foto sull'argomento «meteo» conservatele per le conversazioni in ascensore. Grazie. Per quegli avvincenti scambi di battute tipo: «Cucci, tardo dieci minuti», «nessun problema, «avverti il ristorante», esiste quella cara, vecchia abitudine chiamata sms. Costa qualche centesimo a voi, ma risparmia a noi quel supplizio riassumibile col seguente francesismo: stracciarsi i maroni leggendo informazioni prive di qualsiasi interesse pubblico. In caso di dipartita di un personaggio pubblico, aderire con prudenza alla mania del rip congiunto. Scrivete qualcosa solo se siete davvero coinvolti o ispirati. C'è gente che in preda alla suggestione collettiva, ha espresso solidarietà al sindaco Gianni Alemanno per la prematura morte del suo compagno Lucio Dalla e ha invitato il povero Marco ad andare a spalare la neve. E ora, un appello che rivolgo ai vip. Risparmiateci il giubilo via tweet per il crescente numero dei vostri followers. Non è il tabellone di Telethon e quella cifra non sfama bambini in Nigeria. Anzi, per ogni follower in più forse c'è un padre che anziché correggere i compiti al figlio, si informa del risultato della pedicure di Melissa Satta. Mi rivolgo adesso alla gente comune. Elemosinare il retweet al vip di turno, nella speciale classifica «gesti che ledono irrimediabilmente la dignità», si piazza al secondo posto seguito dal «bivaccare ubriachi sotto casa dell'ex fidanzata urlando improperi alternati a dichiarazioni d'amore assoluto e propositi suicidi scarsamente credibili». Capisco che il retweet sia l'autografo del nuovo millennio, ma c'era più dignità nello stazionare ore sotto il sole con una biro in mano fuori dagli studi di “Non è la Rai” che scrivere ad Alfonso Signorini «Ti prego, Alfi, retwittami o comincerò a nutrirmi con una cannuccia!». Su facebook, non mandate poke. Il poke andrebbe severamente vietato. Dovrebbero esistere posti di blocco e prove palloncino per stanare i consumatori abituali di poke. Che poi, cosa sia il poke nessuno l'ha mai realmente capito. Un occhiolino? Un cenno di saluto, ma abbozzato? Un colpetto sulla spalla? Uno squillino sul telefono? No, perché in tal caso esistono metodi ancor meno invasivi e assai più efficaci per carpire la mia attenzione. Un paio di Jimmy Choo numero 36 inviate presso il mio indirizzo di casa, per esempio. Vi supplico. Non fate spam sulla bacheca altrui. Evitare, in modo particolare, foto di pulcini spelacchiati a Pasqua, renne trippone a Natale e gattini cimurrosi a San Valentino. Ve ne saremo grati. Aderite solo ad appelli e cause umanitarie in cui credete fermamente. E di cui conoscete scopi e beneficiari. C'è gente che clicca «mi piace» in maniera compulsiva su gruppi rock e associazioni umanitarie e poi scrive sulla bacheca «figo il cantante dei Save the Children!». E infine, se 140 caratteri sono pochi per dire quello che volete comunicare, evitate l'abbreviazione selvaggia. Altrimenti farete la fine di Enrico Letta che giorni fa ha scritto il seguente tweet: «Ieri ho scoperto ke Cmc perde 750m€ xke' salta Ponte Stretto x colpa nostra ergo vs tesi su #tav non tiene.Diffondete». Che uno legge e pensa: ma «sta cosa l'ha scritta il vicesegretario del Pd o un bombominkia di Emma Marrone?». di Selvaggia Lucarelli