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Facci Contro Travaglio e le spettacolari cazzate di Marco su processi, querele e Berlusconi

L'appunto: nell'editoriale 'Scemi di guerra' una serie di improbabili affermazioni sulla giustizia

Andrea Tempestini
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Travaglio è in forma. Ieri ha scritto l'editoriale «Scemi di guerra» ma non parlava del target del suo quotidiano, bensì - male - di qualche collega: non l'aveva mai fatto. Dopodiché ha infilato una serie di spettacolari cazzate, tipo: «Prima che a condannare o ad assolvere, i processi servono ad accertare i fatti». No, guarda, i processi servono proprio a condannare o ad assolvere: i fatti appartengono agli storici, non  all'onnipotenza dietrologica dei magistrati amici tuoi. La seconda cazzata l'ha scritta venerdì: le querele, dice, sono diventate un problema per colpa di Berlusconi. No, guarda, sono un problema da quando le sporgono i tuoi amici magistrati, che si giudicano tra loro e vincono sempre: vuoi qualche dato? Anche perché dalle tue parti, comprendo, di querele togate ne girano poche. La terza cazzata l'ha scritta perché innervosito dal 25mo proscioglimento di Berlusconi: certi giornali, parole sue, hanno «una ridicola concezione agonistica del diritto penale». Parla lui che colleziona le figurine degli inquisiti da vent'anni (celo, manca, prescritto) anche se l'album, Marco, l'hai finito da un pezzo: e le copie calano. A proposito: l'amministratore del tuo giornale, su «Italia Oggi», ha detto: «La stragrande maggioranza dei nostri lettori ci ha detto che di Saturno non gliene frega nulla». E sfido: era un inserto culturale di otto pagine. Prova con otto pagine di verbali, Marco. di Filippo Facci

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