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La follia dei No Tav ci è già costata 21 milioni

Gli antagonisti minacciano e ora cercano il morto: "Ora conterete i vostri cadaveri". E lievitano le spese per la loro follia

Andrea Tempestini
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Blocchi, cortei, cariche, e poi veri e propri proclami di guerra, minacce di morte e di stermini via Internet: il popolo No Tav parte all'assalto, dopo l'incidente di Luca Abbà. In Val di Susa va in scena il blocco austradale: a Bussoleno i No Tav per lunghe ore  impediscono l'accesso all'autostrada A32. Manifestanti e forze dell'ordine in tenuta anti-sommossa si sono fronteggiati a lungo a non più di un metro di distanza, senza però  contatti né cariche. Anzi: nel primo pomeriggio agenti e militari  lasciano  la sede autostradale, dopo avere sgombrato alcune barriere piazzate dai manifestanti. I quali   l'hanno subito  rioccupata. La viabilità resta interrotta anche sulle strade laterali: la statale 24, che per un breve periodo era tornata transitabile ai veicoli non pesanti, è stata nuovamente bloccata. Per provocare i militari i manifestanti  li apostrofano urlando: «Pecorelle nel recinto», sbeffeggiandoli con un «Starete qui vent'anni».  Poi arrivano gli insulti veri e propri: «Noi ci divertiamo un sacco a guardare voi stronzi». Gli agenti  rimangono immobili, per ore in mezzo ad una strada, a farsi insultare e a cercare di non far degenerare la situazione. Da notare che, come è stato calcolato, finora cercare di mantenere l'ordine pubblico in Val di Susa è costato ai contribuenti ben 21 milioni di euro. Abbà, intanto,  si trova ancora in gravi condizioni, i medici sono cauti ma abbastanza ottimisti, anche se non è ancora fuori pericolo: il ferito si trova  in rianimazione quindi la prognosi è riservata.  Quel  che gli è accaduto è stato rapidamente trasformato nel gesto di un eroe che si è "immolato" e che ha subìto i soprusi della polizia. E questo ha spinto i manifestanti a  tornare in molte piazze italiane, organizzando presidi e cortei di solidarietà. Viene poi rinviato a oggi a mezzogiorno, in prefettura, a Torino, l'incontro, inizialmente previsto per ieri sera, dei sindaci della Val di Susa, che si oppongono alla Tav, con il prefetto torinese Alberto Di Pace. Se la situazione nelle piazze è sotto controllo, su quella  virtuale la violenza divampa. Sul sito  Indymedia Italia sono apparsi diversi messaggi minacciosi, alcuni poi  rimossi, ma raggiungibili ancora attraverso il motore di ricerca Google. Nei  primi pubblicati, lunedì sera,  un utente anonimo incita alla «guerra»: «L'evento tragico di oggi contro il militante in fin di vita segna la fine di una mediazione che tanto non c'è mai stata. Annunciamo l'avvio della guerra (vera) contro il sistema attuale, contro la cricca mafiosa, golpista e trasversale che ormai ha da tempo, troppo tempo, gettato ogni maschera. Siamo diventati "manichèi": o con noi o contro di noi. Da adesso conterete i VOSTRI morti, servi o capoccia, vi staneremo... ed è anche MOLTO facile. Ve la siete cercata». Segue un altro messaggio che non lascia spazio a travisamenti: «Avete cercato il morto, per l'ennesima volta. La pace è finita. Ora, alla prima occasione, vi ammazziamo noi, porci servi, fascisti e padroni mafiosi. A morte voi!». Molti  utenti di Indymedia definiscono questi  messaggi una «stronzata», sostenendo che a scriverli sia stato «un provocatore questurino», «uno sbirro», «la Digos». Un altro intervento   chiede in modo garbato  di capire la dinamica dell'incidente e  poi si lamenta delle “spiegazioni” ricevute («voi avete ragione e tutti noi torto, voi avete capito tutto e noi siamo tutti cretini, voi siete "nel giusto", mentre noi che cerchiamo di capire siamo automaticamente "sbirri" e "fascisti", voi non siete violenti ma vi provocano e se per caso ci sono delle immagini che provano il contrario sono o false o si tratta di poliziotti travestiti!»), ma viene immediatamente  ricoperto di insulti: «Va fa culo con tuo discorso di merda !». Metodo di democratico confronto. Così come si evince anche dalla scritta delirante che è comparsa sui muri della Val Susa: «Caselli ti ruberemo la salma».  Da settimane Caselli è nel mirino dei contestatori e in questo clima si ritiene opportuno far saltare un incontro del procuratore  previsto in un liceo di Torino. di Caterina Maniaci

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