La follia dei No Tav ci è già costata 21 milioni
Gli antagonisti minacciano e ora cercano il morto: "Ora conterete i vostri cadaveri". E lievitano le spese per la loro follia
Blocchi, cortei, cariche, e poi veri e propri proclami di guerra, minacce di morte e di stermini via Internet: il popolo No Tav parte all'assalto, dopo l'incidente di Luca Abbà. In Val di Susa va in scena il blocco austradale: a Bussoleno i No Tav per lunghe ore impediscono l'accesso all'autostrada A32. Manifestanti e forze dell'ordine in tenuta anti-sommossa si sono fronteggiati a lungo a non più di un metro di distanza, senza però contatti né cariche. Anzi: nel primo pomeriggio agenti e militari lasciano la sede autostradale, dopo avere sgombrato alcune barriere piazzate dai manifestanti. I quali l'hanno subito rioccupata. La viabilità resta interrotta anche sulle strade laterali: la statale 24, che per un breve periodo era tornata transitabile ai veicoli non pesanti, è stata nuovamente bloccata. Per provocare i militari i manifestanti li apostrofano urlando: «Pecorelle nel recinto», sbeffeggiandoli con un «Starete qui vent'anni». Poi arrivano gli insulti veri e propri: «Noi ci divertiamo un sacco a guardare voi stronzi». Gli agenti rimangono immobili, per ore in mezzo ad una strada, a farsi insultare e a cercare di non far degenerare la situazione. Da notare che, come è stato calcolato, finora cercare di mantenere l'ordine pubblico in Val di Susa è costato ai contribuenti ben 21 milioni di euro. Abbà, intanto, si trova ancora in gravi condizioni, i medici sono cauti ma abbastanza ottimisti, anche se non è ancora fuori pericolo: il ferito si trova in rianimazione quindi la prognosi è riservata. Quel che gli è accaduto è stato rapidamente trasformato nel gesto di un eroe che si è "immolato" e che ha subìto i soprusi della polizia. E questo ha spinto i manifestanti a tornare in molte piazze italiane, organizzando presidi e cortei di solidarietà. Viene poi rinviato a oggi a mezzogiorno, in prefettura, a Torino, l'incontro, inizialmente previsto per ieri sera, dei sindaci della Val di Susa, che si oppongono alla Tav, con il prefetto torinese Alberto Di Pace. Se la situazione nelle piazze è sotto controllo, su quella virtuale la violenza divampa. Sul sito Indymedia Italia sono apparsi diversi messaggi minacciosi, alcuni poi rimossi, ma raggiungibili ancora attraverso il motore di ricerca Google. Nei primi pubblicati, lunedì sera, un utente anonimo incita alla «guerra»: «L'evento tragico di oggi contro il militante in fin di vita segna la fine di una mediazione che tanto non c'è mai stata. Annunciamo l'avvio della guerra (vera) contro il sistema attuale, contro la cricca mafiosa, golpista e trasversale che ormai ha da tempo, troppo tempo, gettato ogni maschera. Siamo diventati "manichèi": o con noi o contro di noi. Da adesso conterete i VOSTRI morti, servi o capoccia, vi staneremo... ed è anche MOLTO facile. Ve la siete cercata». Segue un altro messaggio che non lascia spazio a travisamenti: «Avete cercato il morto, per l'ennesima volta. La pace è finita. Ora, alla prima occasione, vi ammazziamo noi, porci servi, fascisti e padroni mafiosi. A morte voi!». Molti utenti di Indymedia definiscono questi messaggi una «stronzata», sostenendo che a scriverli sia stato «un provocatore questurino», «uno sbirro», «la Digos». Un altro intervento chiede in modo garbato di capire la dinamica dell'incidente e poi si lamenta delle “spiegazioni” ricevute («voi avete ragione e tutti noi torto, voi avete capito tutto e noi siamo tutti cretini, voi siete "nel giusto", mentre noi che cerchiamo di capire siamo automaticamente "sbirri" e "fascisti", voi non siete violenti ma vi provocano e se per caso ci sono delle immagini che provano il contrario sono o false o si tratta di poliziotti travestiti!»), ma viene immediatamente ricoperto di insulti: «Va fa culo con tuo discorso di merda !». Metodo di democratico confronto. Così come si evince anche dalla scritta delirante che è comparsa sui muri della Val Susa: «Caselli ti ruberemo la salma». Da settimane Caselli è nel mirino dei contestatori e in questo clima si ritiene opportuno far saltare un incontro del procuratore previsto in un liceo di Torino. di Caterina Maniaci