Premier su scuole cattoliche: "No Imu se non commerciali"
Precisazioni di Monti sul balzello sugli immobili della Chiesa. Poi il presidente indica tre parametri "ragionevoli"
Per le scuole "è necessario precisare. Sono esenti dall'Imu quelle che svolgono attività secondo modalità non commerciali". Così Mario Monti, giunto a sorpresa in commissione Industria al Senato per chiarire le novità sulla reintroduzione dell'Ici per la Chiesa. "L'Europa e il governo italiano - ha proseguito il premier - affrontano i problemi a seconda della loro esatta incidenza, senza pregiudizi ideologici". Il presidente del Consiglio ha ricordato che "la definizione dettagliata degli aspetti più particolari" relativa all'Imu sulle scuole della chiesa "è demandata a un successivo decreto del ministero dell'Economia e delle Finanze". I parametri - Monti indica "tre parametri strettamente necessari e ragionevoli"; il servizio dell'attività paritaria scolastica deve essere "assimilabile al pubblico" sotto il profilo dei programmi, dell'accoglienza di alunni disabili e dell'applicazione della contrattazione collettiva del personale. Inoltre, il servizio deve essere "aperto a tutti i cittadini alle stesse condizioni". Infine, l'esclusione e la selezione all'ingresso deve essere relativa al merito e non dovuta da norme "discriminatorie", e l'organizzazione della scuola, anche dal punto di vista delle rette, deve essere tale "da perseverare senza alcun dubbio la finalità non lucrativa. Gli avanzi dunque non siano un profitto ma sostegno direttamente correlato ed esclusivamente destinato alla gestione dell'attività didattica". La Cei soddisfatta - Le dichiarazioni di Monti sono state apprezzate dalla Cei, ha ha spiegato che "vanno nella giusta direzione, quella portata avanti anche in Europa. Scuole e oratori sono attività no profit, e non ha senso tassare attività che hanno chiara rilevanza pubblica e sociale. Al contrario giustamente si decide di tassare le attività commerciali. E' un prncipio europeo".