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Ruby: Conceicao mi picchiò con mochio e guinzaglio

La testimonianza di un agente in aula: "Aveva ematomi evidenti sul corpo e graffi in viso. Voleva chiamare il presidente"

Andrea Tempestini
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Nell'aula del tribunale di Milano continuano ad uscire nuovi particolari sulla vicenda che coinvolge Ruby Rubacuori, processo nel quale Silvio Berlusconi è imputato per concussione e prostituzione minorile. Le ultime novità  sono grottesche. A prendere parola è stato Gennaro Marsigli, uno degli agenti che piantonò in ospedale Karima El Mahroug dopo la notte del 5 maggio, la notte della 'rissa' con Michelle Conceicao. Secondo quanto riferito dall'agente, la Conceicao, la brasiliana che ospitò Ruby dopo il suo fermo in questura di fine maggio, avrebbe tentato di "strangolare con un guinzaglio del cane" la minore. Ruby, ha aggiunto Marsiglia, "aveva lividi ed ematomi evidenti sul corpo e qualche graffio in viso. Abbiamo parlato, la ragazza era spaventata e mi disse che aveva avuto uno scontro violento con la sua coinquilina che l'aveva prima aggredita con il mocio e che poi voleva strangolarla con il guinzaglio del cane". Tutto ciò sarebbe avvenuto mentre Nicole Minetti, la consigliera regionale alla quale fu affidata Ruby, si trovava all'estero. L'agente ha poi aggiunto che la Conceicao la costringeva non a rapporti sessuali ma "a pratiche sessuali con i suoi clienti", come "spogliarsi e farsi toccare da loro". Dopo l'udienza di oggi, il processo riprenderà il 9 marzo con la testimonianza di 14 persone tra assistenti sociali e personalità delle comunità dalle quali la ragazza marocchina è entrata e uscita. "Voleva chiamare il presidente" - Sempre all'alba del 5 giugno 2010, scortata dagli agenti di polizia dopo la lite con la Conceicao,Ruby avrebbe voluto chiamare "il presidente" ma in ospedale non aveva con sè il cellulare. Il particolare è stato riferito in aula dal poliziotto Antonio Leanza, l'agente che intervenne con la volante per sedare la lite tra la giovane marocchina e la sua coinquilina. "Ad aprire la porte - ha raccontato l'agente - è stata la minore che era praticamente nuda, aveva solo un perizoma. Le due si accusavano di essere prostitute. Karima rinfacciava all'altra di esserle stata affidata". Differente però la versione della brasiliana che, ha precisato il teste, "a noi spiegò che non era lei l'affidataria, ma una sua amica, una persona importante, in vista. Ruby - ha prosegutio Leanza - venne accompagnata alla clinica De Marchi. Il pm dei minori disse di individuare una struttura d'accoglienza e ci comuncò di non affidarla alla Minetti. A ma - ha concluso l'agente - sembrò una cosa normale". L'identità di Ruby - In aula sono emerse anche nuovi particolari sugli accertamenti relativi all'identità di Ruby. La verifica sulla sua parentela con l'ex presidente egiziano, Hoshni Mubarak, fu effettuata solo un paio d'ore dopo l'affido di Karima alla Minetti. Ruby venne portata in questura a Milano e affidata alla consigliera regionale alle 2 del mattino del 28 maggio 2010, dopo una telefonata della presidenza del Consiglio: lo ha affermato il sovrintendente Emilio Imperatore testimoniando in aula. Imperatore ha poi riferito che la richiesta via fax dei colleghi milanesi era arrivata a Taormina intorno alle 2.30. Ma in un precedente colloquio, ha continuato nella sua testimonianza il sovrtintendente, "mi dissero che bisognava fare accertamenti in un certo modo perché c'erano in ballo interessi nazionali. Dovevamo contattare la famiglia per fare una sorta di riconoscimento e vedere se lì'asserita parentela con Mubarak fosse ver".I poliziotti incaricati di fare gli accertamenti riuscirono a parlare con i genitori di Karima El Marough, che abitavano a Letojanni, in provincia di Messina, attorno alle 4 e alle 4.10 venne riferito al collega di Milano l'esito delle verifiche sulla sua identità. Versione analoga quella di Giuseppe Caico e Giovanni Trimarchi, rispettivamente ispettore capo e assistente capo. Caico ha precisato che alla domanda se Ruby fosse parente di Mubarak, i genitori risposero: "Assolutamente no, è impossibile, guardate che siamo marocchini".

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