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Pd, un partito da comiche: diviso in 21 correnti

Viaggio nella galassia democratica: dai bersaniani ai veltroniani, dai lettiani ai bindiani. L'ultima? I neo-oltristi...

Giulio Bucchi
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Il Pd ha una geografia complessa, a metà tra un fiordo e una palude: partito pieno di insenature, baie, e poi subito sabbie mobili e gorghi nascosti. In questo dedalo di insidie si muove, sempre più solitario, Pier Luigi Bersani. Segretario in balia delle correnti. Non d'acqua, ma politiche. Il Fatto quotidiano ne ha contate 21, decisamente troppe anche per un partito-contenitore. Ripercorrerle significa sorvolare a volo d'uccello la storia del centrosinistra italiano, diviso tra comunisti, socialisti, massimalisti, riformatori, cattocomunisti e via di questo passo. E capire perché possono anche vincere le elezioni, ma poi il big bang è sempre dietro l'angolo. I bersaniani - Si parte con Bersani e i suoi uomini: Fassina (l'anima filo-Cgil più forte), Migliavacca, Orlando (quello che dovrebbe mettere un po' d'ordine nel caos della Napoli democratica), Marantelli, l'ex dalemiano Orfini, l'ex ministro Damiano, il tesoriere Misiani. Non senza distinguo piccanti, per esempio sulla partecipazione alle manifestazioni di piazza di Camusso e compagni. I dalemiani - Una volta Massimo D'Alema era il ras degli ex comunisti. Una volta, perché Baffino oggi conta meno almeno numericamente. Con lui c'è solo Luciano Violante. Gli ex dalemiani - Più autonomi tutti quei figliocci di Massimo oggi a ranghi sciolti: Nicola Latorre, Gianni Cuperlo, Ugo Sposetti, Anna Finocchiaro I franceschiniani - Oltre al capogruppo alla Camera Dario Franceschini, ecco Giacomelli, Rosati, la Picierno, Bressa: vedevano di buon'occhio la trattativa con Udc e Pdl, l'hanno sostenuta e facilitata. Ora sognano una scissione se il partito virerà troppo a sinistra. I veltroniani -  Uolter, sempre lui. La sua, più che una corrente, è una filosofia di vita. Il grande centro, il partito-gelatina. Ora Walter Veltroni ha un punto d'approdo, Mario Monti. E con il fondatore del Partito democratico, tornato da poco alla carica, ci sono i fedelissimi Tonini, Ceccanti, Verini, Martella, Colaninno, Peluffo, pure l'ex dalemiano Minniti. I lettiani - Qui si entra nel cuore margheritiano del Pd. Con Enrico Letta stanno Francesco Boccia (marito della Pdl Nunzia De Girolamo), Mosca, Meloni, GInefra. Gli ecodem - Formula piuttosto astrusa che riunisce Gentiloni, Realacci, Della Seta, Ferranti. Tutti uniti da un vago anelito ecologista. I fioroniani - Insieme a Beppe Fioroni e Grassi spicca il neosegretario del partito nel Lazio Gasbarra. I liberal - Come il diavolo all'acqua santa per Stefano Fassina. Qui ci sono Bianco, Morando, soprattutto il giuslavorista Pietro Ichino. Con veltroniani, gentiloniani e fioroniani fanno parte della macro-corrente Modem. I fassiniani - Da quando è sindaco di Torino, Piero Fassino ha riacquistato un po' di peso (politico): con lui Marina Sereni. E insieme ai franceschiniani fanno parte dell'Area Dem. Gli ulivisti - Parisi, Santagata, Levi, Zampa. I bindiani - Un po' cattolici, un po' di sinistra: Rosy Bindi, Meduri, Burtone. Il resto della galassia - Il resto del partito è una galassia, con corpi che fluttuano nello spazio entrando qualche volta in contatto tra loro. E così c'è la Sinistra (Vita e Nerozzi), area Marino-Meta (che hanno salutato i sodali un po' rottamatori Civati e Scalfarotto), i "civilisti" Morassut e Paola Concia), i mariniani (gli ex Dc Castagnetti, Duilio, D'Antoni, Marini), i sindaci ed ex sindaci (Chiamparino, Renzi, Bassolino, De Luca, Emiliano, il presidente della Provincia di Roma e prossimo candidato al Campidoglio Zingaretti) ognuno col proprio orticello da coltivare e ambizioni più o meno frustrate. Navigando a vista si arriva nella Terra di Mezzo di Follini e Graziano. C'è poi la Sinistra Cofferati (da non confondere con Vita e Nerozzi), il teodem Bobba (orfano della Binetti). Il neo-oltrismo dell'ex veltroniano Goffredo Bettini e i Moderati di Giacomo Portas chiudono il catalogo.

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