Fiat, costretta a riassumere gli operai che la sabotarono
Capolavori dell'articolo 18: sentenza della corte d'Appello di Potenza impone il reintegro dei tre protagonisti di Melfi
L'ultimo capolavoro dell'articolo 18: la corte d'appello di Potenza ha disposto il reintegro dei tre operai di Melfi - Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli - che erano stati licenziati dalla Fiat nell'estate del 2010. L'azienda li aveva accusati di aver bloccato un carrello durante una manifestazione sindacale e di aver impedito così di lavorare ai colleghi che non volevano aderire allo sciopero. Quella della corte d'appello di Potenza è una sentenza di secondo grado. In primo grado, nell'estate 2011, il giudice del lavoro aveva dato ragione al Lingotto. I tre, così avevano dovuto lasciare lo stabilimento, dove erano stati provvisoriamente reintegrati da un provvedimento provvisorio della magistratura in attesa della decisione di merito. La Fiat ha immediatamente annunciato il ricorso in casazione. Fiat annuncia il ricorso - "Seguendo la linea già tenuta nei precedenti gradi di giudizio, la Fiat non intende rilasciare alcun commento sulla sentenza della Corte d'Appello di Potenza, contro la quale presenterà ricorso in Cassazione". Questo è quanto si è limitato a dichiarare il Lingotto in uno scarno comunicato, in cui veniva aggiunto: "L'azienda, comunque, tiene a sottolineare che considera inaccettabili comportamenti come quelli tenuti dai tre lavoratori e che proseguirà le azioni per imedire che simili condotte si ripetano". Soddisfazione di Fiom e Vendola - Chi applaude alla sentenza è invece Nichi Vendola: "Oggi è un bel giorno per Giovanni, Antonio, Marco e anche per noi", ha scritto il leader di Sinistra e libetà su twitter. Esprima "la sua profonda soddisfazione per la sentenza" anche la Fiom, "soprattutto alla luce dei gravi atti di discriminazione contro i nostri iscritti e i nostri delegati che stanno verificando in tutti gli stabilimenti del Gruppo". Così il segretario generale del sindacato metalmeccanico delle tute blu, Maurizio Landini.