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La rabbia del Cavaliere: "Sabato mi condannano"

Berlusconi si sfoga coi suoi alla Camera in vista della sentenza sul caso Mills prevista il 25 febbraio. "E' un processo inventato"

Andrea Tempestini
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"Sabato mi condanneranno, è una cosa da pazzi, ormai il Paese è in mano ai giudici, tutto il mio tempo sono costretto a dedicarlo ai processi...". Silvio Berlusconi è un fiume in piena e non ha intenzione di nascondere ai deputati del Pdl con cui si è soffermato alla Camera tutta la sua rabbia. E' la stessa rabbia che ha manifestato ieri, mercoledì 22 febbraio, nel corso del colloquio con Mario Monti, pur dopo aver garantito che le sue vicende giudiziarie non intralceranno in alcun modo l'esecutivo. E oggi, venerdì 24 febbraio ha ribadito: "un processo Mills è soltanto uno dei tanti processi che si sono inventati a mio riguardo". Intanto il  pm Fabio De Pasquale ha depositato una memoria di poche pagine per spiegare che Mills non poteva essere sentito come indagato nei procedimenti in cui avrebbe dichiarato il falso (tangenti Gdf e All Iberian) perchè corrotto da Silvio Berlusconi. E' l'ultimo atto del pm Fabio De Pasquale prima dell'udienza di domani che dovrebbe chiudersi con la sentenza per il leader del pdl, imputato per corruzione in atti giudiziari. La precisazione di De Pasquale va letta alla luce di quanto dichiarato nella sua arringa da uno dei legali di Berlusconi, l'avvocato Niccolò Ghedini, secondo il quale Mills doveva essere sentito nei due procedimenti con l'assistenza di un difensore e non da testimone. Se fosse stato sentito da indagato e non da teste, non gli si sarebbe potuta addebitare la falsa testimonianza. Caso Mills, il nodo decisivo è la prescrizione La doppia interpretazione sui tempi: leggi l'approfondimentoSabato la sentenza - L'ex premier a Montecitorio non ha mancato di sottolineare con i suoi che Monti è in sintonia con il Paese e che difficilmente si potrà uscire dalla crisi in tempi brevi. E' da tempo che Berlusconi avrebbe voglia di dire pubblicamente quello che pensa del processo Mills e dei pm di Milano. Ed ora che la sentenza si avvicina e non promette nulla di buono, il Cavaliere fatica a trattenersi. Del resto, anche mercoledì, durante il lungo incontro con il Professore a palazzo Chigi, l'argomento è stato più volte affrontato dal presidente del Pdl, non senza sottolineature sull'uso politicizzato che certi magistrati fanno della giustizia, sulla persecuzione giudiziaria di cui è vittima da tempo, su una sentenza, quella sul processo che riguarda il legale inglese, già scritta.   La morsa dei pm - Per Berlusconi questa sarebbe stata la giornata giusta per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, rivolgersi direttamente ai cittadini per dire la sua verità, per far conoscere alla gente il corollario di accuse false e infondate,  messe in piedi, a suo dire, ad arte solo per eliminarlo definitivamente dalla scena. Nulla di concordato preventivamente, viene spiegato da fonti Pdl che hanno parlato più volte con Berlusconi nel corso delle ultime ore, ma quella frase buttata là con i giornalisti alla Camera, dopo il voto di fiducia sul Milleproroghe - "sul processo Mills parlo dopo. Forse questa sera farò una conferenza stampa" - rispecchia quella che è la vera intenzione del Cavaliere: dire la sua e dimostrare di essere vittima di una vera e propria strategia persecutoria. Il pressing delle colombe - L'appuntamento con la stampa annunciato da Silvio, però, ha creato subito scompiglio con i suoi più stretti collaboratori, quelle colombe che da mesi e soprattutto nell'ultimo periodo al governo, gli hanno sempre consigliato un atteggiamento pacato, low profile, per non infuocare il clima.  Insomma, di mantenere una linea responsabile, senza attacchi frontali alla magistratura. Le colombe, tra cui l'ex sottosegretario Gianni Letta e lo stesso segretario Angelino Alfano, non sempre sono riuscite a convincere il Cavaliere, che si sente stretto nella morsa del trappolone che gli ha teso la magistratura di Milano. Niente conferenza stampa - Così, nel corso di questo giovedì, l'ex premier avrebbe più volte insistito per convocare in serata una conferenza stampa, e in parallelo è iniziato il pressing dei fedelissimi su Berlusconi. E alla fine Berlusconi ha convenuto con i suoi consiglieri di rimandare casomai a dopo la sentenza, attesa per sabato, ogni commento. Secondo alcuni parlamentari Pdl anche Ghedini e Longo avrebbero invitato il loro assistito a desistere dall'intenzione di parlare alla nazione per non indispettire ulteriormente quei giudici che già reputa ostili. Secondo alcuni consiglieri del Cav, inoltre, parlare all'Italia della magistratura nei giorni della crisi economica e dei sacrifici avrebbe potuto anche essere una mossa controproducente, perché la lotta ai pm politicizzati non sta in cima ai pensieri della gente. La sponda con Monti - E c'è, sempre tra le colombe berlusconiane, chi ha suggerito al Cavaliere di non correre il rischio di far storcere il naso al governo e al Professore, al quale Berlusconi è tornato a chiedere una sponda, un interessamento in materia di giustizia. In altre parole, meglio alzare il tiro su altri temi, sostiene un ex ministro vicino a Berlusconi citato dall'agenzia di stampa Agi ma che mantiene l'anonimato, ugualmente stringenti e cari al Pdl e al suo leader, come la Rai, le nuove nomine al vertice ma anche la partita sulla futura governance. Meglio, è ancora il ragionamento dell'ex ministro azzurro, mantenere l'asse con il governo e puntare sulla spaccatura del Pd, messo a dura prova dalla riforma del lavoro.  

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