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Don Giussani in cammino verso la beatificazione

Depositata la richiesta per la causa di canonizzazione del fondatore di Cl. E' la figura carismatica che serve alla Chiesa

Giulio Bucchi
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Il Duomo di Milano è gremito, la messa viene celebrata dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano. Ciascuno, a cominciare dallo stesso cardinale, è presente con un ricordo personale di monsignor Luigi Giussani, per ciascuno il don Gius è stato una presenza personale, non solo il grande uomo carismatico. A sette anni dalla morte, il ricordo è forte quanto la commozione. Che diventa ancora più forte all'annuncio di don Julian Carron -  successore di Giussani alla presidenza della Fraternità di Comunione e Liberazione -  di aver presentato  al cardinale la richiesta di aprire la causa di beatificazione   del fondatore di Comunione e liberazione, nel giorno del  trentesimo anniversario della fondazione. A  sette anni dalla morte di monsignor Giussani, comincia dunque il cammino  verso la beatificazione, sotto la regia del cardinal Scola, che è stato grande  amico del don Gius. Anche per questo futuro beato, dunque, si profila un percorso più rapido verso gli onori degli altari, come è successo, ad esempio, per Madre Teresa di Calcutta e Giovanni Paolo II. Secondo la legge della Chiesa, infatti, per avviare il processo devono essere passati almeno 5 anni dalla morte; Giussani è scomparso  il 22 febbraio del 2005 e le sue esequie vennero presiedute dall'allora  cardinale   Joseph Ratzinger. La richiesta di aprire la causa, come si legge in un comunicato di Comunione e Liberazione, è stata inoltrata «attraverso la postulatrice nominata dal presidente della Fraternità canonicamente costituitosi attore di detta causa: si tratta della professoressa Chiara Minelli, docente di Diritto canonico ed ecclesiastico nell'Università degli Studi di Brescia». In questo tempo di corvi, veleni, scandali, attacchi interni ed esterni alla Chiesa, dunque, è ancora più significativo mettere in luce testimoni limpidi  della fede viva, vissuta, combattiva. Don Luigi nasce  a Desio, nel cuore della Brianza, il 15 ottobre del 1922. Quella terra verde, un poco nebbiosa, fatta di cascine e di campi arati rimarrà il suo orizzonte, sia concreto che simbolico.  Il 26 maggio 1945 Giussani  riceve l'ordinazione sacerdotale dal cardinale Ildefonso Schuster, grande protagonista  della Chiesa ambrosiana.  Nel 1954 comincia a insegnare religione nelle scuole superiori. All'origine della decisione di don Giussani c'è l'incontro con alcuni adolescenti, in treno, che stupiscono  il giovane sacerdote, perché non sanno praticamente niente del cattolicesimo. L'inizio dell'insegnamento della religione nelle scuole  superiori, presso il Liceo Berchet di Milano, coincide con la nascita del movimento che poi si chiamerà  Comunione e Liberazione. L'intuizione è potente: il cristianesimo è un incontro, non un insieme di regole e precetti, capace di cambiare radicalmente la vita e di renderla più grande. E, contrariamente alle idee correnti, la fede diventa generatrice di cultura e vera forza educatrice, una cosa possibile anche e soprattutto per l'uomo d'oggi. Il suo radicamento nelle scuole e nelle università ne diventa una testimonianza più che tangibile. In ogni caso, l'inizio di questo percorso di canonizzazione rappresenta anche il riconoscimento, da parte della Chiesa, e ai suoi più alti livelli gerarchici - a partire dai due Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, molto vicini a monsignor Giussani - della validità del suo  metodo educativo e della sua proposta di come  vivere la fede. Nel corso di questi decenni Comunione e Liberazione si è diffusa in tutto il mondo. Le parole che meglio possono sintetizzare l'opera e la presenza di questo futuro beato e santo sono contenute nell'omelia pronunciata il 24 febbraio del 2005,  in occasione dei  funerali di Giussani. Il cardinale Ratzinger disse: «Don Giussani ha conservato la centralità di Cristo e proprio così ha aiutato con le opere sociali, con il servizio necessario l'umanità in  questo mondo difficile». Ma ci fu un altro tratto del cristiano che il don Gius incarnò: «Chi crede deve attraversare  anche la “valle oscura”, le valli oscure del discernimento, e così anche delle avversità, delle opposizioni, delle contrarietà ideologiche che arrivavano fino alle minacce di eliminare i suoi fisicamente per liberarsi da questa altra voce che non si accontenta del fare, ma porta un messaggio più grande, così anche una luce più grande». Parole profetiche, anche per quel cardinale che diventò Papa. di Caterina Maniaci

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