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Marò non vanno in carcere Monti finalmente parla

I due militari resteranno in custodia per altri 7 giorni. Premier rompe il silenzio: "Siamo impegnati in ogni momento"

Giulio Bucchi
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I due marò arrestati in India per ora non vanno in carcere, pur restando in stato di fermo per altri 7 giorni. Lo ha deciso la Magistratura di Kollam, intervenendo nel caso dei militari italiani accusati dell'omicidio di due pescatori locali a Kochi. E finalmente si è fatto sentire il premier Mario Monti. Dopo giorni di silenzio, il premier ha assicurato: "Desidero assicurare alle famiglie e alla collettività, che sente i militari italiani come componente della società, che il governo è impegnato in ogni momento per consentire ai due fucilieri di marina di sentire la vicinanza e fruire della solidarietà concreta della Repubblica italiana, attraverso ciò che ci proponiamo di conseguire per essi". Parole, quelle dette dal presidente del Consiglio all'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola ufficiale dell'Arma dei Carabinieri, un po' di circostanza ma decisamente obbligate. Missione difficile - Intanto è cominciata in salita la missione in India dell'inviato della Farnesina Steffan De Mistura, il diplomatico incaricato di gestire la crisi. "L'Italia è con loro e non li lasceremo mai soli", ha assicurato oggi il sottosegretario agli Esteri dopo aver incontrato i due militari nella guest house della polizia nel porto di Kochi. "Ho visto il maresciallo Latorre e il sergente Girone - ha spiegato De Mistura -, stanno affrontando la situazione con la dignità che hanno finora dimostrato". Nessuna conferma invece sulla volontà di incontrare le famiglie dei due pescatori uccisi: "E' un elemento che valuteremo". Grande attenzione, naturalmente, all'aspetto legale della vicenda. "Uno dei punti chiave della vicenda sarà l'esame balistico sulle armi usate, speriamo - ha aggiunto l'inviato della Farnesina - che sia realizzato in maniera che anche l'Italia abbia accesso alla verifica e che i risultati possano essere ben compresi". La polizia indiana intende infatti effettuare una perquisizione a bordo della petroliera Enrica Lexie con l'intenzione di sequestrare le armi dei militari. La mobilitazione - In India si tratta, in Italia ci si mobilita. Ignazio La Russa e il Pdl hanno lanciato l'appello "Salviamo i nostri soldati", chiedendo ai sindaci di esporre le foto dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. E mentre qualcuno, come riferisce il Giornale, sui siti web indiani si lascia andare a vergognosi commenti contro i due militari italiani ("Sono solo fascisti arroganti, hanno ucciso per gioco", "Se li tenete chiusi in prigione nessuno piangerà", "Gli italiani sono codardi come dimostra questo episodio"), in tanti sostengono i connazionali. Sulla pagina Facebook di Latorre spicca un commento: "Forza e onore. In questo momento tutti i fucilieri ed ex fucilieri di Marina italiani sono con te e Salvatore. Se ce lo chiedessero, saremmo tutti pronti a partire e venire a riprendervi fisicamente... anche stasera stessa! Non mollate ragazzi! Un fraterno abbraccio! Per Mare, Per Terram!". Anche il gruppo del Reggimento San Marco chiede a gran voce "Liberi subito". In molti propongono di mandare lettere, avvisi, ambasciatori alle autorità indiane. E per Angelo Mellone, giornalista e scrittore, si dovrebbe organizzare "una spedizione di gente di buona volontà, senza uniforme, senza troppi dettagli diplomatici, sbarco per sbarco".  

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