A Venezia non ci sono strade Ma ha 307 auto blu
La Regione Veneto ha il record di macchine di servizio ma solo sette servono per la giunta del padano Zaia
Se Venezia non avesse il mare sarebbe una piccola Parigi. Semafori vezzosi, l'asfalto drenante che scorre sotto i ponti trasformati in archetti di trionfo e il Canal Grande in un'autostrada trafficatissima dove rombano gondolieri vestiti da tassisti: tutto come evoca quella pubblicità telefonica in tv, da oggi molto meno idiota di quanto pensassimo. Venezia non ha il mare e non ha le strade. Però la Regione Veneto -con sede a Palazzo Balbi, gioiello architettonico, sull'acqua - pare possegga un parco “d'auto blu” abnorme, un parcheggio esteso quanto il Central Park: 307 autovetture, di cui 28 con servizio autista, almeno a detta d'un censimento voluto dall'ex ministro, veneziano ex venditore di gondolete, Renato Brunetta; e portato a termine dal suo successore, Filippo Patroni Griffi. Elogio dell'asfalto - Ora, già qui emerge un paradosso di grossa cilindrata. Mentre a Milano, Roma o Palermo ci si lamenta del traffico («Il problema è il trafficcco...» diceva Johnny Stecchino), la lagnanza tipica del veneto è l'assenza di strade. La strada indica benessere, soddisfa: in Veneto conta più l'assessore ai trasporti del vescovo. Lo so perchè sono veronese. E, da noi, in provincia, ogni volta che asfaltano un campo, costruiscono una rotonda (ormai ci sono più rotonde che campi), slongano la tangenziale all'infinito per avvitarla ad arabesco attorno alle mura, o costruiscono guardrail coloratissimi come totem Apache; be', quello diventa il simbolo gaudente della ritrovata abbondanza d'un popolo che un tempo era vissuto in povertà. La goduria della carreggiata è un po' il riscatto della pellagra, una roba quasi sessuale. Bene. Ora scopro che in Veneto ci sono più auto che strade, e ciò un po' mi destabilizza. Scusate l'inciso. L'altro dato del censimento di cui sopra è un terribile raffronto: la giunta della Campania citata sempre per scandali legati a sperperi pubblici ha 173 macchine di cui venti con autista, la Sicilia ne ha 117 ma tutte dotate di autista, il Piemonte 158 di cui 11 con autista e l'Emilia 127, 6 con autista. (Altra notizia surreale nel clima di rigor montis è che in Italia, il divieto di acquistare o noleggiare auto con cilindrata superiore a 1.600 cc, viene violata da Regioni, Comuni, Asl, ministeri e, soprattutto -tah dah- Equitalia, ma questo richiede un pezzo a sè...). Insomma. Al netto della retorica anticasta, per i veneti come noi -che vantano radici nella Regione più virtuosa d'Italia- impressiona scoprire che questa stessa regione, oggi, sarebbe tre volte più sprecona della mitica Ars ossia l'Assemblea Regionale Siciliana ossia la Shamballah dello spreco pubblico, ossia la terra cava riempita dalle mazzette, dalle doppie pensioni e dai contributi a pioggia. Ci sembra assurdo. Filosofia del rigore Ci affiorano, a sentire tali notizie, rigurgiti di morigeratezza territoriale. Ci vengono in mente la poetica naturista di Andrea Zanzotto; le marce con le veschiche negli scarponi degli alpini che al massimo cavalcavano il musso; la filosofica presa di posizione di Sergio Saviane da Pieve di Soligo sul rigore, l'equità e la crescita inaugurati, venetamente, molto prima di Mario Monti. «Stia tranquillo, il suo venetismo è salvo: le vere auto di rappresentanza di Palazzo Balbi sono sette, cioè quelle a noleggio (più una, in carrozzeria, ndr). Le altre sono macchine “di servizio”: trentaquattro a disposizione dei nostri 3 mila dipendenti, oltre 200 ad uso di forestali, tecnici del genio civile, portuali, ecc..», ci viene in soccorso Marino Zorzato, vicepresidente della giunta regionale e assessore alla cultura con un ottantina di deleghe che lo spingono ad essere uno dei sette amministratori regionali più transumanti per la Regione, e quindi fruitori dell'auto blu. «Gli altri assessori, 7 su 12, che le usano sono quelli che girano come pazzi per lavoro: Giorgetti all'Economia e Lavori Pubblici, Donazzan all'Istruzione, Coletto alla Sanità, Finozzi al Turismo, Coppola all'industria, Chisso al Trasporto, tecnicamente abbiamo già eliminato il parco auto del 15%...». Il governatore Luca Zaia, tra l'altro, non usa l'auto blu. E ieri s'è trovato -come dicono in Veneto- come un musso in mezo ai lampi. Stordito come un mulo nella tempesta. Anche un po' incazzato. «Ma le pare, ostrega, che noi che abbiamo tagliato del 20% le retribuzioni e del 30% la comunicazione, e che vantiamo un bilancio positivo di 600 milioni sulla Sanità; le pare che abbiamo tutte 'sta macchine?», chiede Zorzato. La Ferrari a Bassano Ci pare. D'accordo, ma c'è la ragione del censimento. I dati sono dati, i numeri parlano, incontrovertibili. «Guardi, le altre giunte regionali evidentemente hanno intestato le loro auto ad altri enti. Noi, tre volte bon tre volte mona, le abbiamo caricate tutte insieme. Le dico che è una questione di mal contabilità». Be', oddio: avete 8 Audi, 1 Mercedes, 44 Rover, 6 Lancia; 116 auto sono addirittura di cilindrata superiore a 1900. «Ma molte sono quelle in uso al genio, servono in mezzo ai campi». E ci risolvera la famigerata distinzione burocratica tra le 72mila auto blu del Paese. Che è un tripudio di cromatismo. Ci sono le “auto blu-blu” -due volte blu: giuro che è vero- che sono quelle dei politici; poi le “auto blu” una sola volta blu, a disposizione dei dirigenti apicali; infine le “auto grigie” adibite ai “servizi operativi” che può significare qualunque cosa, dal servizio autoambulanze alla servizio trasporto spigole per generali della Guardia di Finanza. Facciamo notare che tra le auto a disposizione del Comune di Bassano del Grappa c'è una Ferrari. Ma è rossa, mica blu. Per inquadrarla burocraticamente è un casino. « L'ho letto anch'io, ma pare che sia un errore, come dice il sindaco della città». Sindaco che, tra l'altro, confessando d'essere «un appassionato di Porsche» appare visibilmente affranto. «'Sta notizia è un ciapare cassi per attaccapanni», ci commentano. Traduzione non letterale: è una svista poetica. Come un parchimetro sul Canal Grande...