Rai è bufera sui contratti Licenziamenti in gravidanza
Rai e la "clausola maternità": si possono licenziare collaboratrici a partita Iva incinta se non rendono abbastanza
La cosiddetta "clausola maternità" inguaia la Rai. E' polemica sul punto del contratto che viale Mazzini sottopone alle consulenti/collaboratrici esterne a partita Iva: se rimangono incinta, possono essere licenziate. A denunciare il tutto è stata la giornalista Paola Natalicchio, che sul web ha riportato il testo: "Nel caso di sua malattia, infortunio, gravidanza, causa di forza maggiore od altre cause di impedimento insorte durante l'esecuzione del contratto, Ella dovrà darcene tempestiva comunicazione. Resta inteso che, qualora per tali fatti Ella non adempia alle prestazioni convenute, fermo restando il diritto della Rai di utilizzare le prestazioni già acquisite, le saranno dedotti i compensi relativi alle prestazioni non effettuate. Comunque, ove i fatti richiamati impedissero a nostro parere, il regolare e continuativo adempimento delle obbligazioni convenute nella presente, quest'ultima potrà essere da noi risoluta di diritto, senza alcun compenso o indennizzo a suo favore". Una gravidanza, magari complicata, sarebbe dunque giusta causa per un licenziamento. Da sinistra è pioggia di critiche ai vertici della tv pubblica. Il coordinamento dei giornalisti precari Errori di stampa ha denunciato la questione. Per il leader Sel Nichi Vendola si tratta di "anacronistiche ed offensive norme capestro" mentre il senatore democratico Vincenzo Vita, della commissione di Vigilanza Rai, sbotta: "Nell'anno di grazia 2012 non possiamo neppure immaginare che la denuncia fatta da 'Errori di stampa' non trovi immediata replica da parte del vertice del servizio pubblico". Ma anche la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia ha parlato della clausola maternita come "cosa non buona, se effettivamente presente nel contratto". Oggi il direttore generale della tv pubblica, Lorenza Lei, è stata costretta a promettere una revisione di quella parte di contratto: «Onde evitare inutili strumentalizzazioni ad ulteriore testimonianza che la clausola in contestazione non ha il rilievo che le viene attribuito la Direzione Generale non ha alcuna difficoltà a toglierla dai contratti per una diversa formulazione che non urti suscettibilità fatta salva la normativa vigente che non è nella disponibilità della Rai poter cambiare» .