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I motivi per cui il professor Monti non li tira fuori dalla galera indiana

I due marò al centro del caso internazionale rischiano la pena di morte ma il governo li ha abbandonati: contano più gli affari

Lucia Esposito
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Il governo ha fatto la prima, concreta mossa, per i due marò fermati in India con l'accusa di aver ucciso due pescatori: il ministro degli esteri Terzi ha inviatoi l  sottosegretario De Mistura. L'incarico è quello di proseguire a livello politico, l'azione condotta dalla delegazione degli esperti italiani dei ministeri di Esteri, Difesa e Giustizia, con contatti ai più alti livelli sia con le Autorità statali a Kochi, sia con quelle federali a New Delhi. Terzi lo raggiungerà solo martedì prossima. Segue l'articolo di Claudio Antonelli Nessuno di noi vorrebbe essere nei panni del capo di prima classe Massimiliano Latorre e del sergente Salvatore Girone. Nei prossimi due giorni se ne staranno in una prigione indiana di Kochi. Un posto infame, aggravato dal rischio concreto di essere processati per omicidio. Soltanto, quasi sicuramente, per aver fatto il proprio dovere. Hanno difeso una nave italiana da presunti pirati, che poi si sono rivelati soltanto pescatori. Per questo tutti noi dovremmo in un certo senso essere al loro posto. È vero, è facile cadere nelle frasi scontate.  Ma se è altrettanto vero che un militare mette in conto anche i sacrifici più estremi, al tempo stesso ha il diritto di avere la certezza che chi sta a casa al calduccio (e ci può stare perché i militari vanno a pigliarsi il freddo al posto degli altri) in caso di necessità schizzi in piedi a parargli il didietro. Al più presto e senza badare a spese. Ecco il caso dei due marò è proprio questo. Per cui, forza Mario Monti tira fuori i marò. "Mario, vola in India e tira fuori i marò". Pietro Senaldi su LiberoTv Per di più appare chiaro che da parte indiana c'è una mala fede di fondo. Probabilmente per motivi politici. Il Kerala è un Paese indipendentista e non vede l'ora di creare tensione con il governo federale. Il quale a sua volta si trova in confusione. Se libera i due militari rischia sommosse interne, se calca la mano rischia un vero caso diplomatico. L'Italia fa parte della Nato e i due marò sono soggetti al codice penale militare di pace e a quello soltanto devono rispondere. Da parte italiana, a nostro avviso, se qualcuno ha fatto degli errori dovrà pagare. Primo perchè l'armatore, nonostante il chiaro divieto della sala operativa della Marina Militare, ha portato la Enrica Lexie da acque internazionali al porto di Kochi? Secondo, perché  i funzionari della nostra ambasciata hanno permesso che i due marò scendessero a terra? Se fossero rimasti sopra, gli indiani sarebbero stati costretti a intervenire militarmente. Ma sarebbe stato come dichiarare guerra a un Paese europeo. Una roba enorme, che forse nemmeno i politici del Kerala avrebbero potuto sostenere. Invece a quanto risulta a oggi, nessuno dell'ambasciata si è messo a fare da scudo e una volta scesi a terra i marò si sono trovati in un pantano enorme. Con un sacco di incognite.  Fuori dalla Ue l'India è uno dei principali acquirenti di armi italiane. Lo scorso anno la bresciana Beretta è riuscita a piazzare quasi 35 mila fucili a New Delhi. A fine marzo ci sarà, sempre in India, il salone degli armamenti e le possibilità di piazzarne altri sono concrete. Anche sugli investimenti più pesanti c'è tanta carne al fuoco. Da Finmeccanica, alle strade ferrate.  Se ci fossero dubbi, è il caso di scriverlo. Nemmeno il basco di un marò vale l'assoggettarsi alla ragion di Stato. Sono un mercato in espansione, teniamoci buoni gli indiani. Invece è il caso che Monti o anche il ministro degli esteri Giulio Terzi prenda subito un aereo e voli in India. Se per tirare fuori dal carcere prima del processo Salvatore e Massimiliano è necessario subentrare all'ambasciata e gestire direttamente le trattative, l'Italia lo faccia. Il governo in questa vicenda deve esporsi direttamente. Per tutelare la sacralità dei due militari, delle loro divise e dello Stato stesso. Il governo ci metta la faccia perchè il resto del mondo, compresi i mercati che non si nutrono di solo spread, continui ad avere fiducia nell'Italia. Poi se sono stati commessi errori da parte dell'armatore o dell'ambasciata si vedrà il da farsi. Vi immaginate se due militari americani fossero stati tirati giù da una nave battente la bandiera a stelle e strisce? Già, le portaerei si sarebbero già mosse. Chiaro, noi non possiamo fare lo stesso. E sappiamo pure che la situazione è ingarbugliatissima, come ha chiaramente affermato ieri il presidente Giorgio Napolitano. Motivo in più perché qualcuno del governo  prenda un aereo per l'India al più presto. Se il capo di prima classe e il sergente erano sulla Enrica Lexie è perchè ce li abbiamo messi noi e mica a dirigere il traffico. Ma a sparare perché il nostro Pil possa non soccombere sotto il rischio della pirateria. Ha poco da lamentarsi il rappresentate della comunità indiana di Brescia e funzionario della Cgil, Dilzan Singh. Ieri tramite le agenzie stampa ha detto: «I militari italiani dovrebbero essere giudicati dallo Stato indiano. Se li si lascia in mano alle autorità italiane c'è il rischio che vengano giudicati con maggiore e forse troppa indulgenza». Singh dovrebbe imparare che l'indulgenza è simbolo di civiltà. Tanto più che a parti invertite -se Lui fosse italiano in India - la comunità che rappresenta sarebbe già stata assalita con spranghe e bastoni. di Claudio Antonelli   "    

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