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I terroristi di Ahmadinejad vanno a puttane in Thailandia

Tre dei cinque presunti 007 iraniani di Bamgkok traditi dalle prostitute che hanno frequentato prima del fallito attentato

Lucia Esposito
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Sputtanati, letteralmente. Non ci sono più i terroristi di una volta. E ora a Teheran dovranno  rivedere i loro programmi, dopo che i membri del commando a cui era stato ordinato di colpire obiettivi israeliani a Bangkok hanno mandato a monte il piano, spassandosela in compagnia di prostitute thailandesi. In barba alla segretezza del loro compito, tre iraniani, arrivati in aereo a Phuket l'8 febbraio, si lasciano allegramente fotografare durante i bagordi, in compagnia di altrettante donne di malaffare, sui divanetti di un bar della spiaggia di Pattaya. E proprio la collaborazione di una delle “lucciole”, che aveva immortalato la scena con il telefonino, si dimostra decisiva nelle indagini, aiutando la polizia a identificare i sicari. Uno di loro, Masoud Sedaghat Zadeh, si lascia cogliere soltanto di profilo, nell'atto di abbracciare e baciare sulla guancia la signorina seduta al suo fianco. Gli altri due, Mohammad Khazaei e Saied Moradi, sorridono un po' a denti stretti, davanti a un tavolino pieno di cocktail esotici e narghilé sparsi intorno. Forse è l'attimo più emozionante della loro missione in nome di Allah: il brivido del peccato. Infrangere la legge islamica, in patria, sarebbe costato loro l'impiccagione o la lapidazione. In Thailandia, la fornicazione si fa a spese del governo iraniano. Ora non vengano a dire che, per non dare nell'occhio, fingevano di essere turisti scopaioli, perché le meretrici hanno provveduto a riferire alla polizia di essere entrate nella camera d'albergo del trio. Ovvio che poi mancassero le energie per la guerra santa. Infatti, martedì 14 uno dei tre, Saeid Moradi, ancora obnubilato dalle orge, innesca inavvertitamente una carica esplosiva e la fa saltare in aria. Lui stesso ci rimette le gambe, maciullate, e rimane immobile sul marciapiede davanti al covo.  L'attacco così sfuma. Non c'è un piano B. Ci si arrangia al grido di “si salvi chi può” e si scopre che la minaccia arrivava dagli emissari di Mahmoud Ahmadinejad, inviati in Estremo Oriente per eliminare alcuni diplomatici israeliani. Vengono fuori tutti i nomi degli attentatori mancati, compresa una donna iraniana, Leila Rohani e un quinto connazionale, che fonti di stampa indicano nel 52enne Nikkhahfard Java. Entrambi sono sfuggiti. Il capo della polizia, il generale Priewpan Dhamapong, sostiene che l'uomo, ripreso dalle telecamere di sorveglianza nei pressi dell'appartamento dove è esplosa la bomba, avrebbe già lasciato il Paese.Ne hanno catturati tre, per ora. E si tratta proprio del gruppetto dei gaudenti che giocavano a fare i playboy, dopo aver visto troppi film di 007. Il primo, il 28enne Moradi, evidentemente non poteva più scappare. L'altro è il 42enne Khazaei, arrestato all'aeroporto di Bangkok mentre tentava di imbarcarsi su un volo per la Malaysia. Sedaghatzadeh, il più intraprendente con le professioniste del sesso, è finito in manette mercoledì a Kuala Lumpur ed è in attesa di essere estradato in Thailandia. Quanto alla Rohani, affittuaria dell'appartamento che serviva da base per la cellula, il capo dell'Ufficio immigrazione thailandese, generale Wiboon Bangthamai, ritiene che sia già a Teheran. Ma adesso la signora e il complice che si è salvato dovranno fare rapporto a Qasem Soleimani, il comandante delle brigate al-Quds. Del resto anche le altre operazioni dei corpi speciali iraniani non hanno colpito il bersaglio. Lunedì scorso in India, a Nuova Delhi, sono riusciti appena a ferire due diplomatici israeliani, mentre anche a Tbilisi, in Georgia, hanno fatto flop. Mai però i pasdaran iraniani avevano combinato un bordello di quelle proporzioni. di Andrea Morigi

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