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"Foibe marginali". E Pisapia paga il libro ai negazionisti

Schiaffo a migliaia di morti: stampati dalla Civica stamperia 150 volumi a colori dell'Anpi. Interrogazione del Pdl

Andrea Tempestini
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L'opuscolo dello scandalo lo paghiamo noi. Quarantadue pagine vergate dall'Anpi per definire il dramma delle foibe prima «un episodio marginale della guerra», poi «la risposta (sbagliata e irrazionale) alla persecuzione fascista». Il trattato che minimizza l'orrore comunista ha ricevuto il patrocinio del Comune di Milano, il logo del Consiglio di Zona 3 e - udite udite - anche i finanziamenti pubblici per la stampa delle copie. Venerdì sera, davanti al parlamentino di quartiere, i militanti di Pdl e Giovane Italia lo hanno urlato in centinaia: «La storia non si cancella». Per riscrivere il passato, Palazzo Marino si è affidato all'Anpi facendo infuriare gli esuli dell'associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che ha deciso di annullare la mostra prevista per celebrare il «giorno del ricordo». Così, ironia della sorte, nel primo anno di giunta Pisapia l'associazione dei partigiani si è ritrovata ad essere l'unico custode della memoria. Polemiche, scambi di accuse, proteste. Il volumetto di Enrico Wieser, già presidente dell'Anpi-sezione Ortica, non prova nemmeno a nascondere il suo intento pedagogico tinto di rosso: «Le foibe sono momenti tragici della recente storia dell'Italia post fascista. Politicamente questo argomento è stato usato per la battaglia anticomunista, per addossare al comunismo colpe che non ha avuto)». Il tutto, ovviamente, finanziato con i soldi dei cittadini. La convenzione stipulata da Palazzo Marino e Anpi, infatti, iscrive nel bilancio del Settore Zona 3 la stampa dei libretti di Enrico Wieser. Recita la delibera: «La stampa del materiale informativo sarà a cura della Civica stamperia, consistente indicativamente in 150 opuscoli a colori». Soldi che finiranno nero su bianco in un'interrogazione presentata dal consigliere di Zona del Pdl Federico Santoro: «Vogliamo sapere quanto sono costati gli opuscoli all'amministrazione. È una vergogna». Anche se fossero mille euro - denuncia l'opposizione - sarebbero soldi versati alla propaganda negazionista. Roberto Predolin, vicepresidente dell'associazione Venezia Giulia e Dalmazia, lo considera uno schiaffo alle migliaia di morti: «La diffusione di quel volume è un'offesa alle vittime. Si vuole falsare la storia, il sindaco Giuliano Pisapia è il primo responsabile». Gli esuli, dopo aver inviato una lettera al primo cittadino per esprimere lo sdegno riguardo alle iniziative del Comune, chiedono un «momento di confronto pubblico sul tema delle Foibe». Documenti alla mano, senza piegare l'orrore all'ideologia. Il sindaco, che non ha mai nominato i crimini del comunismo nel suo discorso (contestato) del 10 febbraio e nel 2004 aveva votato in parlamento contro l'istituzione della «giornata del ricordo», è nel mirino del centrodestra. Marco Osnato, consigliere comunale Pdl, invita la sinistra a «mettere da parte i desideri di vendetta. Se secondo loro gli italiani caddero da soli nelle foibe, lo dicano chiaramente». Per Carlo Fidanza, europarlamentare azzurro, balza agli occhi la disparità di trattamento con le altre ricorrenze storiche. «In piazza Fontana la sinistra invoca un amemoria condivisa, sulle Foibe invece mette in campo la strategia della negazione e della mistificazione». Prima la mostra itinerante nelle Zone - dieci pannelli nei quali non si cita mai il comunismo - poi l'opuscolo firmato da Wieser. Invece di unire, la prima giornata del ricordo della svolta arancione verrà ricordata per le polemiche (non ultima quella lanciata dal sindaco contro la stampa rea di «non controllare le fonti»). Dicono gli esuli: «Le scelte dell'amministrazione ci hanno allontanato dalle istituzioni». Alla fine del primo mandato Pisapia mancano ancora altre quattro giornate del ricordo. di Massimo Costa

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