Con la Germania indebolita più vicino il salva-Grecia
Il mito dell'intransigenza assoluta è ormai infranto, cresce il margine di manovra per Italia, Francia e Stati Uniti a favore di Atene
Le dimissioni del presidente tedesco Wulff potrebbero giocare a favore della Grecia. Non che vi siano effetti diretti tra lo scandalo che ha coinvolto l'uomo che Angela Merkel ha fortemente voluto a capo della Repubblica tedesca e la crisi ellenica. Ma il fatto che anche la Germania non sia “vergine” sul fronte del malaffare potrebbe servire ad ammorbidire la rigidità fin qui dimostrata dalla Merkel. D'ora in avanti, infatti, i tedeschi non potranno più vantare la loro virtuosità e salire in cattedra a tenere lezioni e bacchettare gli altri Paesi europei. Perché questa era la sensazione fino a ieri. Le dimissioni di Wulff, dunque, rendono la Germania più debole sul fronte della credibilità e più malleabile su quello dei rapporti internazionali. Ed è proprio quello che molti Paesi si aspettavano per tornare alla carica nel tentativo di smuoverla dalle sue posizioni. A cominciare dal presidente americano Barack Obama, per proseguire con Nicholas Sarkozy e Mario Monti. Quanto i tedeschi siano consapevoli di aver fatto una figuraccia internazionale, lo dimostra anche la scelta della Merkel di annullare il viaggio a Roma previsto per ieri mattina. Tra il premier italiano e la cancelliera quindi si è svolta prima una telefonata a due, poi una conference call a tre con il primo ministro greco Lucas Papademos. Che ha fatto da premessa al vertice di lunedì a Bruxelles, dove l'Europa dovrà decidere se concedere, e in che modo, il prestito che permetterà di salvare il paese ellenico dalla bancarotta. «Il colloquio è stato positivo, siamo fiduciosi sul fatto che un accordo sulla Grecia possa essere raggiunto», fa sapere Palazzo Chigi al termine della telefonata. A quanto si apprende, infatti, la Merkel è sembrata più disponibile a far fronte già lunedì alla situazione greca, anche per timore che il contagio possa estendersi ad altri Paesi europei. Ma la svolta morbida della cancelliera dovrà scontrarsi con i falchi di casa propria, a partire dal ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, che guida il fronte dei rigoristi a oltranza. I quali spingono per abbandonare la Grecia al suo destino, dichiarando l'insolvenza da parte di Atene. I falchi tedeschi, e qui sta il rovescio della medaglia, potrebbero però approfittare della debolezza della Merkel per il caso Wulff per imporre la loro linea. Ma il premier italiano, insieme a Obama e Sarkozy, sono convinti che questo non accadrà e che frau Merkel riuscirà a imporre la sua linea. Monti anche ieri ha spinto per un accordo immediato: anche se la Grecia nelle ultime settimane ha fatto diversi errori, il premier resta dell'idea che occorra mettere in campo tutti gli sforzi possibili per salvare Atene dal default. I mercati, intanto stanno a guardare, ma il fatto che reagiscano bene (con tutte le Borse in rialzo, Atene più 5 per cento) di fronte alle notizie positive giunte da Palazzo Chigi può essere il segnale giusto per convincere gli scettici. Anche perché elargire un nuovo importante prestito ad Atene (130 miliardi di euro è la cifra che l'Eurogruppo lunedì sarà chiamato a sbloccare) conviene a molti, dato che il denaro dovrà essere restituito con interessi intorno al cinque per cento. Anche se alcuni paesi chiedono precise garanzie: tra le ipotesi in campo c'è quella di creare un fondo dal quale la Grecia potrà attingere e su cui poi dovrà riversare il denaro. Insomma, difficilmente ci sarà un prestito in un'unica tranche e per di più al buio, anche in attesa del risultato delle elezioni elleniche previste in aprile. Poco prima, in marzo, l'Europa sarà invece chiamata a decidere in modo definitivo sull'instaurazione di un fondo salva Stati permanente e sugli eurobond, una partita complicata che rischia di intersecarsi in modo pericoloso con la vicenda greca. Altro segnale positivo arriva proprio dai falchi tedeschi, con l'attestato di stima giunto a Monti proprio da Schaeuble. «Il premier italiano è un esempio per tutti su come affrontare il problema del debito nell'eurozona. Se tutti in Europa facessero come lui, ce la faremo di sicuro», ha detto il ministro delle Finanze tedesco. Parole che incensano Supermario, confermando la credibilità internazionale conquistata in poche settimane. E che ha portato il settimanale Time a individuare in lui, seppur con un punto interrogativo, l'uomo destinato a salvare l'Europa. di Gianluca Roselli