Celentano ora fa il martire La platea grida: "Basta"
Sanremo, Adriano piange: "Media contro di me". Poi nuovo affondo contro i cattolici, quindi la contestazione. La Mori: "Una pagliacciata organizzata"
Non pago del folle monologo di martedì sera, Adriano Celentano torna sul palco dell'Ariston per fare il martire e per spendersi in un nuovo affondo contro i giornali cattolici. Riceve sì applausi, ma quando attacca a parlare di Chiesa, di Gesù, di Dio e della stampa cattolica riceve anche una sonora contestazione: "Vattene", "Buffone", "Predicatore" le parole più gettonate. Sul palco Celentano abbozza, ma la moglie, Claudia Mori, non digerisce. E lasciando l'Ariston si avvicina al consigliere Rai, Antonio Verro, per accusarlo: "Complimenti per la buffonata". Ogni riferimento era alla contestazione subita dal marito. Scoppia così l'ultima bufera di questo Festival, e immediatamente il presidente della tv pubblica, Paolo Garimberti, ha espresso la sua solidarietà al consigliere insultato. "Media contro di me" - Il Molleggiato nel corso della sua seconda e ultima esibizione alla kermesse la prende larga. Quando fa capolino qualcuno urla "sei un figo". Poi inizia la nuova predica. Prima punta il dito contro "la coalizione dei media che si è scatenata contro di me, manco avessi fatto un attentato allo Stato". Quindi spiega che "tra i quattro o cinque che mi hanno difeso mi ha colpito la posizione di un prete che ho visto da Mara Venier, Don Mario. Grazie - il Molleggiato si rivolge direttamente a lui -, tu hai capito ciò che i vescovi hanno fatto finta di non capire. Persino Travaglio non ha resistito e ha voluto affondare il coltello nella piaga": il Molleggiato se la prende anche col vicedirettore del Fatto Quotidiano. Attacco ai giornali cattolici - Quindi inizia il vero e proprio sermone: il cantante si addentra in un monologo sulla fede, su Dio e sulla stampa. Celentano parla della "vostra piaga", "sempre più profonda" perché "vi distolgono dal capire". Toni da predicatore. Secondo il Molleggiato "dal contesto del mio discorso di martedì hanno estrapolato una frase, cambiando anche il tempo dei verbi". Quindi il cantante si spende in un'analisi sulla grandiosità di Dio, e spiega, nel pieno di una sorta di delirio mistico, che "ci allontaniamo sempre di più da quanto il Padre Nostro ci ha insegnato. Non importa se nessuno di noi lo ha mai visto, Dio". Così dopo essersi preparato il campo ecco il nuovo affondo contro la stampa cattolica: "E' su questi temi che dovrebbe basarsi un giornale che ha la presunzione di chiamarsi Famiglia Cristiana, o anche Avvenire. Ma loro parlano di poltica, della politica del mondo e non di quella di Dio. Perché Gesu era un politico, come lo era Giuda per altri fini. E quando dico che andrebbero chiusi non significa esercitare una forma di censura". Il pubblico insorge di fronte al bis del Molleggiato contro i giornali cattolici. Qualcuno grida: "Basta! Vattene!". Le frasi sconnesse - Celentano risponde alla protesta del pubblico: "Perché dite basta? Fatemi finire prima di parlare, magari c'è qualcosa di interessante anche per voi. Non ho il potere di chiudere un giornale, quando invece qualcuno non ha esitato a chiudere qualcosa. Se i giornali fossero miei non li chiuderei ma cambierei la loro impostazione". L'onnipotente Celentano, insomma, si reinventa editore: "Siamo in democrazia e io ho espresso un mio desiderio. Per me potete anche stare aperti ma almeno cambiate la testata". Quindi il Molleggiato chiude con una frase sconnessa: "Parlare di Dio non significa soltanto scrivere, ma significa mettere insieme un equipe di validi disegnatori per illustrare la vita degli apostoli, dei profeti per poi fare un parallelo con la politica di oggi. La vita di Gesù dev'essere un metro infallibile che non può ridursi alla polemica domenicale". Celentano ha invitato i sacerdoti a qualcosa di diverso dalla predica domenicale. Dal pubblico gli davano del "predicatore". Lui non se n'è curato. Ha raggiunto il pianoforte. "Adesso potete fischiare", ha concluso prima di iniziare a cantare.