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Incredibile ing De Benedetti: ora è contro gli aiuti di Stato

Il presidente del gurppo Espresso: si dovrebbero togliere i finanziamenti ai partiti. Ma soltanto fino a 2 anni fa...

Lucia Esposito
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Nell'ottobre del 2010 l'ingegnere Carlo De Benedetti si trovava a Capri a parlare di banda larga e tuonò contro Google: «Un motore di ricerca parassita  che raccoglie 400 milioni di pubblicità senza fornire alcun prodotto». Ovviamente a discapito del gruppo L'Espresso. Sul merito della questione c'è infatti molto da discutere. Ma una cosa è certa. Google non prende finanziamenti pubblici, il gruppo Espresso-Repubblica invece sì. Come la maggior parte dei giornali italiani. Parte dei quali ieri sono finiti nella tagliola immaginaria dell'ingegnere. «Bisognerebbe togliere i finanziamenti pubblici ai giornali di partito e a quelli morti», ha detto da Palermo De Benedetti sapendo bene di non fare riferimento al proprio che oltre ai contributi indiretti, per carta e spedizione (nel 2004 ha incassato circa 8 milioni di euro), viene anche teletrasmesso in America e in Australia grazie al contribuente. Fino a due anni fa il gruppo ha percepito (assieme al Corriere della Sera) uno stimolo da circa un milione per mandare copie fuori dall'Unione europea. Fortunatamente per i cittadini a partire dal 2014 tutto ciò dovrebbe finire. E il governo sembra intenzionato a tagliare  i contributi per l'editoria a tutte le realtà. Giusto, in quanto crediamo che la ragione stia sempre nel mercato e nei suoi trend. Non negli aiuti. Come quelli all'auto. Gli stessi di cui indirettamente la Sogefi, società di componentistica auto del gruppo Cir, ha goduto per diversi anni. Gli stimoli andavano alla Fiat e ad altri marchi, poi giù a scendere lungo la filiera. E si facevano sentire tanto che durante l'assemblea di approvazione del bilancio 2010 dell'azienda ora guidata da Rodolfo uno degli azionisti chiedeva delucidazioni sull'andamento del fatturato «venuti a mancare i contributi pubblici al settore» delle quattro ruote.  A proposito di leggi di mercato, l'uomo forte della Olivetti che (ci riferiamo all'azienda) beneficiò indirettamente di numerose situazioni, basti pensare a metà degli anni '80 l'introduzione dell'obbligo degli scontrini, agli inizi del 2000 si è messo in un altro importante business che giova di stimoli. Sorgenia è una delle società controllate dalla Cir e produce energia elettrica «verde», cioè da fonti rinnovabili. La produzione di quell'energia elettrica viene finanziata dai cittadini attraverso vari meccanismi che non provengono dalle casse dello Stato, ma dalle bollette. Secondo l'Authority per l'Energia nel 2011 questi incentivi ai produttori «verdi» ammonteranno complessivamente a 6 miliardi di euro e, per di più, sono i più ricchi del mondo.  Quanti di questi soldi vanno a Sorgenia? «Nell'ambito della legislazione nazionale mirata a raggiungere gli obiettivi di Kyoto» fa sapere Sorgenia interpellata da Libero, «Sorgenia versa molti più contributi rispetto agli incentivi percepiti: nel 2011, infatti, a fronte di circa 20 milioni di euro percepiti a titolo di incentivi per il fotovoltaico e di incassi per certificati verdi per la propria produzione eolica, il gruppo ha pagato oltre 50 milioni di euro per l'acquisto di certificati verdi per i suoi impianti alimentati a gas naturale. Dunque la polemica sui presunti “finanziamenti pubblici” percepiti da Sorgenia è pretestuosa e infondata». Restano i soldi che escono dalle bollette così come c'è da sperare che l'intero sistema di incentivi al «green» diminuisca fortemente fino a sparire. Così come, sul fronte dell'editoria, ci sarebbe piaciuto sentire da De Benedetti parole di stimolo allo sviluppo, ai nuovi mercati e alle sfide future. E non la riproposizione dei soliti vecchi schemi: a chi dare e a chi togliere soldi pubblici. di Claudio Antonelli

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