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Psicodramma Sanremo: pure Belen viene ripudiata dalla tv di Stato

Calano gli ascolti del Festival, Adriano Celentano diserta la conferenza stampa. Marano: non lo fermeremo e sulla Rodriguez: eccessiva

Lucia Esposito
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Belen e Celentano. Sono loro i protagonisti di questo Festival: il monologo del Molleggiato e lo spacco più che vertiginoso di Belen. E proprio sul look della bella argentina è intervenuto il vicedirettore generale della Rai Antonio Marano, ospite dell'Alfonso Signorini Show.  "Eccessivo. Sei  in un momento televisivo molto familiare, non in seconda serata dove  puoi un attimo sbragare e puoi usare un linguaggio e delle forme   diverse".  E ha aggiunto: "Per me, padre di due figlie, la   questione di fondo è che il rispetto delle donne non è la fisicità,  ma è il farle valorizzare per quello che devono rappresentare in   tutte le loro caratteristiche, anche nella bellezza. Se Belen è   bellissima, che Dio ce la lasci così. E' un rispetto delle donne   anche il fatto di poterle fare rappresentare nella loro bellezza e   nella loro parte artistica". I dati sugli ascolti non premiamo il Festival: nella terza serata di questa 62esima edizione, la prima parte dello spettacolo è stata seguita da 12 milioni 770mila spettatori, con share del 45,63 per cento. Era la serata dei duetti. Rispetto alla stessa fascia di un anno fa, con ospite allora Roberto Benigni, si registra un calo di quasi 5 punti percentuali (lo share fu il 50,23 per cento) e di quasi 3 tre milioni di spettatori (allora furono 15 milioni 398mila).  Leggi qui sotto  l'articolo di Francesco Specchia Rocco Papaleo l'unico normale, qui, nell'aria  beckettiana, da teatro dell'assurdo, di Sanremo, ha detto bene: «Non ci facciamo mancare proprio nulla...». Ma proprio nulla.Uno dice: è possibile che le pause riempite dalle banalità d'un miliardario settantenne alla tivù possano rendere carne di porco la più grande industria culturale italiana? É possibile che, all'indomani delle -diciamolo- micidiali puttanate di Celentano a Sanremo, prese sul serio perfino dalla Cei e dal Vaticano (che si preoccupano più del concionare d'un cantante ex democristiano alla sagra della canzonetta, che dell'Ici sugli immobili appiopatagli da Monti...), si possa far saltare la Rai, il Paese, l'universo mondo? Dio, sì, è possibile. Analizziamo, nel giorno della farfallina nelle mutande di Belen, lo psicodramma che avvolge viale Mazzini. a) Gli ascolti calano nella seconda serata del festival: 9,2 milioni di spettatori per 39,2% di share, perdita di quasi 10 punti, con gli spettatori di Milan -Arsenal nient'affatto recuperati in serata. A sintonizzarsi su Raiuno nella seconda parte della serata sono stati 6,13 milioni di spettatori con il 47,20% di share. Pochino. Metteteci anche che i fruitori di Facebook e Twitter stanno snobbando l'Ariston nella considerazione unanime  che il Molleggiato sia un minus habens. E tra minus habens e profeta catodico v'è una lieve differenza; b) la Sipra, concessionaria di pubblicità Rai è in stato di epilessia, perchè gli sforamenti celentaneschi della scaletta gli hanno fatto perdere più di 500mila euro in spot; c) Il vicedirettore Rai Antonio Marano detto «Marano ci dà una mano» afferma «non sono venuto a fermare Celentano». Ma ieri, per la bile rigonfia, avrebbe spaccato a mani nude cataste di legno della sua casetta varesina: era stato inviato da Roma a commissariare il Festival, e si trova ad arginare il direttore artistico Mazzi, a difendere l'impossibile direttore di Raiuno Mazza -rassegnato come Giordano Bruno sul rogo-, e ad apparecchiare, probabilmente, la tomba di Lorenza Lei, ossia la cattolica che più ha fatto incazzare i vertici ecclesiastici dai tempi di Calvino; d) Tra parolacce, attacchi personali, allusioni sessuali, parodie dei gay coi gay inviperiti, magistrati della Consulta sbertucciati, be', il codice etico interno della Rai è, tecnicamente, andato a mignotte. E la Rai, per accertarlo, medita un audit, un'indagine interna, da eseguire, però, preferibilmente dopo Sanremo. Cioè: si minaccia la sospensione del Festival, ma almeno aspettiamo che il Festival sia finito; e) la Cei, i vescovi, Bagnasco, Famiglia Cristiana e Avvenire invece di farsi una sana risata, hanno scambiato Celentano per Schnier, il pagliaccio di Opinioni di un clown  di Heinrich Böll -uno che imputava tutte le sue sfighe alla religione cattolica- e hanno lanciato l'anatema. A cui Celentano non reagisce, anche perchè devono ancora spiegargli che “anatema” non è affatto una malattia polmonare. In tutto ciò il Molleggiato ha disertato la conferenza stampa di ieri. Ma la notizia vera sarebbe stata se ci fosse andato: mai visto, in natura Celentano presenziare a una conferenza stampa, luogo dove notoriamente bisogna essere in grado di rispondere senza, possibilmente, conoscere prima le domande. In realtà l'uomo, evaso dalla stanza blindata dell'Hotel Globo, s'è concesso una tranquilla passeggiata al mare con la moglie Claudia Mori. Dopo il casino pazzesco che ha scatenato dovrebbe risalire sul palco del festival sabato, o domani, o mai. E il commissario Marano, con un aplomb aristotelico ha dichiarato, a chiosa: «ci sono state affermazioni eccessive, fuori luogo, fuori contesto. Lo dico da laico che fa televisione», poteva dirlo da cattolico che non la fa, ma la sostanza non sarebbe cambiata. In più si aggiunga che i cantanti non sono affatto entusiasti di essere un'appendice del Celentano-Show.  Irene Fornaciari s'è sentita offesa, i Matia Bazar delusi, Finardi trattato come un maggiordomo, Renga ha confessato che con Celentano sul palco «i cantanti non contano una beata fava». Curioso il caso, poi, di Gigi D'Alessio e Loredana Bertè che  hanno avuto l'annuncio della propria eliminazione dal Tapiro d'oro  di Staffelli, solo dopo aver detto una santa verità: «Siamo contenti che abbiano rimesso il dopofestival, perchè Celentano ha fatto il festival e a noi cantanti è toccato il dopofestival» (non c'è nesso fra le due cose). Al povero Morandi, dopo esser stati baciato dai Soliti Idioti, semplicemente per aver dichiarato: «Non ho nulla contro i gay, ma preferisco Belen», è stato dato dell'omofobo e del Torquemada; quando dichiarerà «i gay li adoro», gli daranno dell'ipocrita. Un delirio dell'assurdo, insomma. Sanremo è Sanremo... di Francesco Specchia

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