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Sull'art 18 la Fornero frena Pdl sente aria di fregatura

Il ministro ai sindacati: "Articolo 18 alla fine". Gasparri: Non si può essere rapidi in alcune materie e lenti in altre

Lucia Esposito
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Sugli ammortizzatori sociali tutto fermo per un anno e mezzo. Niente «accetta» sulla riduzione del numero delle forme contrattuali. «Nessun aut aut» sulla riforma. Quanto all'art. 18, sarà affrontato per ultimo. Dopo aver passato un paio di settimane a sbeffeggiare gli italiani mammoni e «sfigati» che si laureano in ritardo e preferiscono la «monotonia» del posto fisso alla flessibilità del mondo moderno, il governo, per bocca del ministro del Welfare, Elsa Fornero, dà un bel colpo di sterzo e inverte tranquillamente la marcia. Il tema era ed è strategico, ma le tensioni con le parti sociali, che si stanno ripercuotendo con forza nel mondo della sinistra, hanno evidentemente ridotto l'esecutivo a più miti consigli. Durante l'ennesimo tavolo di confronto che si è tenuto ieri, anche con incontri bilaterali tra il ministro e i vari rappresentanti delle categorie, il governo ha accolto le richieste delle imprese e dei sindacati di non intervenire immediatamente sugli ammortizzatori sociali. Il tema, assicurano da Palazzo Chigi, non viene tolto dall'agenda e già lunedì sarà sul tavolo del ministero del Lavoro nel nuovo appuntamento fissato con le parti sociali nel tentativo di mettere a punto le regole che entreranno in vigore a babbo morto, l'applicazione sarà infatti rinviata di “almeno” 18 mesi. Il governo punta dunque a modificare un sistema considerato troppo generoso e soprattutto poco utile a reinserire nel mercato il lavoratore espulso dal ciclo produttivo, ma senza fretta, per i prossimi anni, magari quando a Palazzo Chigi ci sarà un altro premier e in Parlamento un'altra maggioranza. Per quanto differita, comunque, la riforma inizia ad incardinarsi. L'apprendistato si appresta a diventare «la forma tipica di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro». Il ministro del Welfare intende sfoltire la giungla dei contratti pubblici e privati attraverso l'individuazione di «uno strumento per fare della formazione professionale seria» e la volontà di «valorizzare i contratti riportandoli alla loro funzione originaria». Per questo la linea del governo sarà anche all'insegna della «tolleranza zero» contro un «uso improprio» della nuova forma contrattuale. «Saremo severissimi perché l'apprendistato non può essere solo uno strumento di flessibilità», spiega ancora la Fornero. «Ci sono troppe partite Iva e occorre anche evitare la discontinuità e che migliaia di lavoratori finiscano in nero», prosegue. La resa del governo ha riscosso grande successo tra le parti sociali. «Il confronto per ora parte con il piede giusto», ha detto la leader della Cgil, Susanna Camusso, perché «finalmente» si è cominciato a parlare non sulla base di un «elenco» ma di «idee», partendo da precarietà e ammortizzatori sociali, le priorità. Anche per il leader della Uil, Luigi Angeletti, è «un fatto positivo l'inizio concreto della trattativa». Bene la proposta del governo di lasciare per ultimo la discussione dell'articolo 18, ha detto anche il leader della Cisl, Raffele Bonanni, confidando, quando arriverà il momento, «nella ragionevolezza di imprenditori, governo e forze politiche, e dello stesso sindacato». Molto più scettico appare il Pdl. «Superare le rigidità che finora hanno caratterizzato il mercato», ha spiegato il presidente dei senatori, Maurizio Gasparri, «è indispensabile per creare nuova occupazione. Ciò vuol dire superare anche alcuni tabù ed un presunto diritto di veto di qualche sindacato». Gasparri ha quindi chiesto al governo di agire «con rapidità e determinazione», perché «non possiamo tollerare titubanze o sotterfugi. È evidente che non si può essere rapidi e procedere per decreto in alcune materie, ed essere lenti e indecisi nel mercato del lavoro». Sandro Iacometti twitter@sandroiacometti

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