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Lavoro, trattativa per finta: l'articolo 18 è ancora tabù

Vertice con parti sociali, Fornero: "Tolleranza zero su falsi apprendistati e partite Iva". Sulla flessibilità Cgil dice no

Giulio Bucchi
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L'articolo 18 è rimasto sullo sfondo, ultimo tema trattato, e forse per questo l'incontro tra governo e parti sociali a Palazzo Chigi (aggiornato a lunedì al Ministero del Welfare) ha visto toni distesi e discreti sorrisi al termine. "Si è iniziato a trattare", hanno detto un po' tutti, dai ministri Elsa Fornero e Corrado Passera ai leader dei sindacati fino a Confindustria. "Nessun aut aut del governo sulla riforma del mercato del lavoro. Non è un prendere o lasciare", ha spiegato il ministro del Welfare Fornero, lasciando intravedere margini di tratattiva, anche se poi precisa: "Il tema del riordino dei contratti e delle flessibilità in entrata è subordinato al tema della flessibilità in uscita". Come dire, noi concediamo più diritti ai giovani lavoratori, voi concedete qualcosa alle imprese. Sul tavolo sono finiti temi pesanti: apprendistato, finte partite Iva, ammortizzatori sociali. Quella dell'apprendistato, secondo Fornero, è una "scommessa da vincere" in quanto "strumento per fare formazione professionale seria" e non veicolo di flessibilità. Come? "Dobbiamo essere severissimi, nessuna tolleranza sull'uso improprio dell'apprendistato". Tolleranza zero anche sulle finte partite Iva, che inquadrano come liberi professionisti lavoratori con in realtà un solo committente, quindi dipendenti a tutti gli effetti ma "esterni". Anche in questo caso Fornero assicura "sanzioni e controlli" contro l'uso improprio delle forme di flessibilità e del lavoro autonomo in forme subordinate. "Occorre anche evitare la discontinuità e che migliaia di lavoratori finiscano in nero", prosegue il ministro del Welfare, che spiega la filosofia dell'esecutivo: "Preservare la flessibilità ed eliminare gli abusi contrastandone l'uso improprio". Da lunedì si incomincerà a parlare "punto per punto". Articolo 18 per ultimo - "Lasceremo il tema dell'articolo 18 per ultimo", aveva avvertito Fornero prima dell'incontro. E così è stato, come segnale di distensione verso le parti sociali. "Spero nella ragionevolezza di imprenditori, governo e forze politiche, e dello stesso sindacato", ha accolto la decisione il leader Cisl, Raffaele Bonanni, che poi chiede al governo di "confermare la sua impostazione originaria e un segnale forte" sulle partite Iva, a fronte di quello che considera un "allentamento" dimostrato dall'esecutivo. Un plauso invece all'attenzione sull'apprendistato, "un fatto molto importante" che fa piazza pulita "di tutta quella letteratura deviata degli ultimi mesi". Su questo tema, sottolinea il segretario Uil Luigi Angeletti, "le imprese hanno chiesto un approfondimento": "Nella discussione sono emerse una serie di problematicità relative a queste modalità di ingresso, soprattutto da parte delle imprese. Non a caso adesso hanno chiesto incontro diretto con il ministro su questi temi, quindi noi siamo usciti perche loro hanno chiesto poter continuare da soli questo approfondimento". Camusso non si muove - Decisamente meno aperta la segretaria della Cgil Susanna Camusso: "Sappiamo che il tema dell'articolo 18 c'è, ma per noi questo tema non c'è", ha messo in chiaro sottolineando come sia fuori discussione "uno scambio con qualcos'altro". Una posizione che fa un po' a pugni con l'ottimismo dimostrato all'avvio della trattativa, "partita con il piede giusto". Il nodo per la Cgil, al di là di apprendistato e partite Iva, è sempre quello: la flessibilità in uscita. "Noi non abbiamo nessuna riagione per cambiare opinione e alontanarci dalle cose che abbiamo detto". L'articolo 18 "è un principio di civiltà", e la stessa decisione della Fiom di scioperare non la stupisce, anzi: "Lo sciopero si chiama contratto nazionale di lavoro, si chiama democrazia ed esclusione delle rappresentanza sindacali della Fiom negli stabilimenti della Fiat, si chiama lavoratori di Pomigliano che si sono iscritti alla Fiom e non vengono richiamati al lavoro". I timori della Marcegaglia - Meno categorica Emma Marcegaglia. Il presidente di Confindustria a proposito della "buona flessibilità" chiede al governo di escludere "ipotesi di aumento del costo del lavoro per le imprese. Noi invece dobbiamo andare nella direzione opposta supportando l'aumento dell'occupazione con un costo minore del lavoro". In questo senso, i controlli e le sanzioni contro l'abuso di forma di flessibilità in entrata potrebbero "ridurre l'utilizzo dell'apprendistato là dove l'obiettivo è quello di aumentare i contratti di questo tipo". E sugli ammortizzatori sociali "siamo disponibili a parlare di una nuova architettura ma non possiamo assolutamente pagare di più visto che sull'industria il costo complessivo per gli ammortizzari è il 5% del costo del lavoro, la cifra più alta".  

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