Mughini: Le Olimpiadi? Vediamole in televisione!
"Sul piccolo schermo lo spettacolo sarà bellissimo. La grandezza dei giochi è innegabile, ma anche i costi: a Londra sono già quadruplicati..."
Per essere uno che ama immensamente lo sport e reputa le Olimpiadi il più gran spettacolo e il più gran teatro e il più gran romanzo al mondo, sono felice che l'Italia neppure ci proverà a spendere i 42 sonanti milioni di euro che servirebbero per promuovere Roma come sede delle Olimpiadi del 2020. E fermo restando che con tutto questo il Comitato Olimpico Internazionale nel settembre 2013 poteva dirci di no, da quanta poca considerazione hanno di noi e delle nostre capacità organizzative in fatto di grandi eventi. Un bravo a Mario Monti e ai suoi ministri che hanno detto di no a questo tentativo velleitario se non suicida, resistendo alle lusinghe e agli appelli retorici di quelli che vogliono fare i froci con il culo degli altri, ossia dei tanti che si sono gonfiati la bocca nel pregarlo di dire sì, tanto i 42 milioni di euro non erano mica i loro, e meno che mai i miliardi di euro necessari a farle davvero le Olimpiadi. Sia detto con il massimo rispetto per dei campioni come Gianluigi Buffon e Federica Pellegrini, che a quella campagna hanno offerto il loro nome, ma nell'occasione di cui sto dicendo i retori sono stati tanti, e con l'eccezione del campione olimpico Pietro Mennea, il quale aveva giudicato «una follia» l'ipotesi di fare le Olimpiadi a Roma in un momento in cui il nostro Paese è talmente malandato. Quel che a Roma e all'Italia riuscì benissimo nel 1960, di organizzare le Olimpiadi nel momento in cui la lira prendeva l'Oscar come la moneta più stabile al mondo, nel momento in cui tutto della nostra economia e della nostra società stava crescendo e progredendo - e a non dire che l'economia mondiale tutta intera era vitale e in ascesa - , è assolutamente al di sopra delle nostre forze nel momento in cui ci aspettano anni e anni in cui mettere a dieta la spesa pubblica e tutto del nostro regime di vita. Anni e anni in cui i verbi da usare nella vita quotidiana di noi tutti saranno purtroppo tagliare limare rinunciare sacrificare. Le previsioni le più ottimistiche parlavano di un «rosso» tra spese e ricavi delle Olimpiadi di qualche centinaio di milioni di euro, nel caso migliore ancor meno. Previsioni ultraottimistiche e fondate sulla speranza dei biglietti venduti e dei turisti in arrivo, e dove non è tenuta in nessun conto la dannazione di cui soffre la macchina della spesa pubblica italiana in quanto tale. A essere realisti, potevamo arrivare in tutta facilità a un costo netto per le casse dello Stato di cinque e forse più miliardi di euro. Ve lo ricordate il rapporto tra quanto avevamo pensato ci costasse ogni chilometro dell'Alta Velocità in Italia e quanto poi ci è costato davvero? Ve lo ricordate che ogni chilometro di quel percorso ci è costato tre volte o più di quanto è costato in Francia o in Spagna? E le avete viste per caso, in un qualche recente telegiornale, le immagini agghiaccianti di sontuosi impianti sportivi che dovevano essere apprestati per i Mondiali di nuoto a Roma del 2009, e che adesso servono da ricovero per i topi dopo esserci costati decine e decine di milioni di euro? Oppure ve lo ricordate il Terminal della stazione Ostiense apprestato in pompa magna per i Mondiali di calcio del 1990, e che non è poi servito a nulla se non a farci dormire la notte quelli che non hanno un tetto? Se la Grecia s'è rotta le ossa a organizzare le Olimpiadi di Atene del 2004, perché mai lo stesso non dovrebbe accadere a noi italiani, specialisti sublimi nell'arte di spendere molto più e molto peggio del previsto? E lo sapete, vero, che i costi delle Olimpiadi prossime venture a Londra sono già quadruplicati rispetto alle previsioni? Con la differenza che nel 1990 e fors'anche nel 2009, l'Italia qualche euro da buttar via dalla finestra lo aveva ancora. Non più oggi e negli anni venturi, quando ne va della nostra sopravvivenza come Paese industriale moderno. Vorrà dire che le Olimpiadi del 2020 le guarderemo in televisione. Saranno di certo bellissime. di Giampiero Mughini