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Il premier: Iva giù grazie ai soldi degli evasori

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Premier al sindacato: "Su riforma lavoro cerchiamo l'intesa ma non ci fermeremo. I tempi? Approvazione entro marzo"

Lucia Esposito
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Lo spread deve tornare a zero, l'economia deve ricominciare a crescere. Mario Monti cambia passo, non è più un “tecnico alieno”, ma il riferimento di una maggioranza politica: «Ho molta simpatia per i segretari dei partiti che sostengono il governo e che, a ben vedere, fanno un lavoro ingrato: danno il via libera a misure non facili, senza averne alcun vantaggio». Cita anche Berlusconi: «Lo sento spesso, anche oggi». Così, archiviata la pratica-Olimpiadi, il premier torna in tv per dire la sua. Questa volta si sottopone alle domande di Rapporto Carelli, su Sky: «Non voglio essere troppo ambizioso, ma non vedo perché l'Italia dovrebbe avere uno spread rilevante oltre la Germania. Se gli italiani continueranno con il senso di maturità di cui stanno dando prova, arriveremo a spread zero. Ma saranno i miei successori a vederlo». Il premier comincia a parlare del Paese che «lascerà» a chi verrà dopo di lui, «dell'orizzonte angusto del suo governo», e corteggia, una dopo l'altra, tutte le componenti della maggioranza parlamentare che lo sostiene. Comincia dalla riforma del mercato del lavoro, molto cara al Pdl: «Siccome abbiamo una responsabilità verso i cittadini, non potremmo fermarci se a quel tavolo non ci fosse accordo». C'è tempo fino a marzo. Ma, allo stesso tempo, il premier rassicura il Pd: «Il governo punta ad un accordo che modifichi, non annulli, la tutela dei lavoratori, ma la trasformi da tutela sempre più basata sull'essere una rete di sicurezza per il singolo lavoratore: l'importante è che non ci siano situazioni precarie». Niente macelleria, dice. Ma si va avanti sull'articolo 18: «Modificarlo renderebbe il nostro mercato del lavoro più simile a quello di altri Paesi europei. Anche se lo spread è sceso senza che lo toccassimo». Al premier piace Sergio Marchionne, un “game changer”, una «forza viva per il cambiamento», e annuncia  la reintroduzione dell'Ici per il Vaticano, come chiedeva la sinistra: «Faremo una precisazione sull'uso commerciale degli immobili». Il premier rivendica il lavoro svolto e commenta anche il nuovo declassamento da parte di un'agenzia di rating, Moody's, del nostro Paese: «Il giudizio era atteso e non era più una sorpresa. È positivo che i mercati non abbiano neanche battuto ciglio», sottolinea. In effetti il nuovo declassamento non ha causato drammi in Borsa. E, anzi, le aste dei bot che ci sono state ieri, hanno fatto segnare tassi sono in forte calo. «Nelle decisioni delle agenzie di rating bisogna trovare stimoli per migliorare ciò che si fa», aggiunge. Monti annuncia di voler fare una riforma fiscale, «per la quale utilizzeremo la delega che abbiamo ricevuto». Un progetto questo - forse il più importante - che Silvio Berlusconi ha sempre avuto nel cassetto, non è mai riuscito a realizzare. Un intervento, ha detto, che sarà accompagnato «da una durissima lotta all'evasione fiscale». Intanto il premier da una buona notizia: «È possibile che a settembre l'Iva non aumenti: le clausole di salvaguardia erano dei buchi nei quali si poteva andare a cadere». Probabilmente l'Italia riuscirà a schivare questa buca. Monti, accusato di presiedere un governo amico dei banchieri, prende le distanze dalle banche, ma ne riconosce il ruolo: «Molti manager delle banche sono saltati, come era giusto che saltassero. È verissimo che sono stati dedicati ingenti fondi pubblici a salvare le banche, ma era per salvare non i banchieri ma i depositanti delle banche», risponde. Venerdì 17, «come vede non sono scaramantico», scherza, la Cancelliere tedesca Angela Merkel verrà a Roma per incontrarlo. Notizie non positive, però, sono arrivate ieri sera dalla Camera. Il decreto del Guardasigilli Paola Severino contro il sovraffollamento delle carceri ha ricevuto voto contrario di 29 deputati Pdl, 6 gli astenuti. Sono mancati anche 41 deputati Pdl, 25 del Pd, 4 di Fli. La maggioranza parlamentare, dunque, si è assottigliata di nuovo. La Lega, ovviamente, ha votato contro. E, da ieri, i padani hanno una nuova ragione per avercela col governo: Monti, infatti, avrebbe ritirato il ricorso fatto dal governo Berlusconi contro la decisione del Tribunale di Roma di chiudere i ministeri al nord. di Paolo Emilio Russo

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