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Prof vuole posto fisso per stare al governo

Monti: "Siamo sulla buona strada ma per recuperare fiducia serve più tempo del 2013". Poi irride la politica

Andrea Tempestini
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Anche se l'Italia è «sulla buona strada per uscire dalla crisi», la missione dell'esecutivo «non è affatto conclusa», anche perché «per recuperare la fiducia di lungo periodo dei mercati servirà più tempo di quanto abbia a disposizione questo governo, che al massimo potrà restare in funzione fino alla primavera del 2013». Il governo scadrà, ma lui forse no. Benché abbia ormai un incarico a vita come senatore, la prospettiva del posto fisso a Palazzo Chigi tenta anche Mario Monti. Da un lato si schermisce sul fronte interno con un'intervista alla Repubblica, in cui allontana l'ipotesi di un impegno in politica perché «vorrebbe dire che non ho fatto un buon lavoro». Dall'altro, incassato l'appoggio sine die del suo predecessore Silvio Berlusconi, ricambiato con attestati di stima, il presidente del consiglio un po' si loda e un po' s'imbroda con un'intervista al quotidiano bavarese Sueddeutsche Zeitung. È appena arrivato a Monaco di Baviera, dove deve partecipare a una conferenza internazionale sulla sicurezza. Ma il tema principale del meeting non sembra essere in cima alla sua agenda. Nel suo intervento, si limita ad assicurare la prosecuzione della lotta al terrorismo, a cui conferisce «grandissima importanza» tanto che «nonostante noi siamo in un momento di grande austerità, abbiamo dato di nuovo l'autorizzazione dei finanziamenti alla partecipazione italiana ad alcune missioni di peacekeeping per altri anni». Gli tocca dirlo, per dovere d'ufficio e anche perché in fondo il summit riunisce i vertici dell'Occidente, a partire dal Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che gli ha confidato, da parte degli Stati Uniti, «un grande interesse per l'Italia». Il premier la rivedrà a Washington, la settimana prossima. Venerdì 9 sarà anche alla Casa Bianca per incontrare il presidente Barack Obama. Sarà la sua consacrazione definitiva. SOTTO I RIFLETTORI Si è reso conto di stare sotto i riflettori, ora che «l'Italia è seguita da tutti con grande interesse, in Ue ma anche negli Usa» perché da «fonte della crisi dell'Eurozona» sta divenendo «attore della soluzione», riferisce ai giornalisti. Tutto merito suo. Mica aveva quella posizione di prestigio, quand'era soltanto un commissario europeo. C'è da capirlo, se ora avverte un'attrazione sempre più fatale per la poltrona. Tutti i potenti del mondo gli fanno i complimenti, che si aggiungono all'autopromozione sulla stampa tedesca. Rassicura i lettori del quotidiano bavarese, spiegando che l'Italia a differenza della Grecia «è un luogo tranquillo» e che sta lavorando per diventare «la prima della classe» in Europa nell'impegno a ridurre il deficit. Sa di spot pubblicitario autoprodotto anche la sottolineatura del successo del suo governo, che ha ottenuto la riduzione dei tassi di interesse per i titoli a breve termine. Pare che siano nelle sue mani anche i destini dell'Europa. Si sente già un leader in grado di competere con la cancelliera tedesca Angela Merkel, che a differenza sua ha affrontato almeno la prova delle urne. Così Monti ribadisce le critiche da parte italiana alla rigidità della Germania, spiegando che gli italiani sono consapevoli di «fare dei sacrifici in nome dell'interesse nazionale» e che comunque non si tratta assolutamente di una «contrapposizione tra l'Europa e l'Italia». Infine, a proposito del fiscal compact, Monti giudica l'accordo siglato nei giorni scorsi a Bruxelles un primo passo per gli eurobond, che però potranno essere presi in considerazione «solo al termine del processo» per la disciplina di bilancio. SALVATORE DELLA PATRIA E come si potrebbe considerare conclusa l'era Monti, con tutto il lavoro che ancora rimane da sbrigare? Il suo impegno da presidente del consiglio ormai sta trasformandosi sempre più in una missione da salvatore della Patria. Tanto che la percezione della mutazione inizia già ad avvertirsi nel linguaggio quando comincia perfino a esprimersi attraverso il plurale majestatis. Si pronuncia ex cathedra insomma, per manifestare il proprio autocompiacimento: «Siamo contenti se gli italiani diventano un po' più patriottici», fa rilevare parlando alla Sueddeutsche Zeitung. Prima di lui, per un certo periodo, si era notata una brutta tendenza a buttarsi giù, ma «un po' di autoconsapevolezza in più fa bene al Paese». Della sua personale autoconsapevolezza, invece, nessuno aveva mai osato dubitare. di Andrea Morigi

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