Monti ci fa un pensierino: un anno solo non basta
Il premier accarezza l'idea di proseguire oltre il 2013: "Siamo su buona strada, non nel mezzo della crisi, ma la missione è tutt'altro che finita"
L'Italia è "sulla buona strada", "non siamo nel mezzo della crisi" ma "verso la soluzione della stessa". Così il presidente del Consiglio, Mario Monti, giunto sabato pomeriggio a Monaco per prendere parte a una conferenza sulla sicurezza nazionale. Secondo il prof, a differenza della Grecia, il Belpaese "è un luogo tranquillo" e sta lavorando per diventare "la prima della classe in Europa" nell'impegno a ridurre il deficit. Parole che lasciano intendere che l'impegno di Monti sia ben lungi dal terminare, e che destano il sospetto che l'orizzonte temporale che il premier voglia fissare alla sua azione di governo vada oltre quel 2013 prefissato e concordato con il precedente esecutivo. In un'intervista al quotidiano bavarese Sueddeutsche Zeitung Monti ha infatti sottolineato come la riduzione dei tassi di interesse per i titoli a breve termine sia un segnale del successo del suo governo, per poi specificare però che "la missione dell'esecutivo non è affatto conclusa". Il premier ha incontrato anche il segretario di Stato Hillary Clinton, assicurando che da parte americana c'è grande interesse per la situazione italiana. "E' stato un incontro propedeutico a quello che la prossima settimana avrò con il presidente Obama a Washington" ha spiegato Monti. "Consapevole dei sacrifici" - Quanto alle critiche da parte italiana alla rigidità tedesca, Monti ha spiegato che gli italiani sono consapevoli di "fare dei sacrifici in nome dell'interesse nazionale" e che comunque non si tratta assolutamente di una "contrapposizione tra l'Europa e l'Italia". A proposito del fiscal compact - il patto fiscale europeo raggiunto a Bruxelles - Monti giudica l'accordo siglato nei giorni scorsi a Bruxelles un primo passo per gli eurobond, che però potranno essere presi in considerazione "solo al termine del processo" per la disciplina di bilancio. "A livello interno - ha aggiunto - ci impegniamo a raggiungere le nostre misure di austerità" puntando su "più competitività e più liberalizzazioni, prendendoci cura il più possibile dei costi di transizione che questo implica per le categorie sociali più deboli. Ad esempio - ha sottolineato il Prof - abbiamo lavorato molto con il sostegno dei partiti politici per attuare per la prima volta un trasferimento del peso fiscale dai settori produttivi alle proprietà, alle ricchezze, per contribuire ad un consolidamento fiscale senza colpire troppo le categorie più deboli".