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Faida tra gli ex margheritini: "Chi s'è preso i soldi"

Tra i rutelliani scoppia la guerra: "Troppi sospetti sull'utilizzo dei fondi". Intano Lusi si autosospeso dal partito "per fare chiarezza"

Nicoletta Orlandi Posti
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L'avventura di Luigi Lusi all'interno del Pd è finita.  Anticipando la decisione della Commissione nazionale di Garanzia presieduta da Luigi Berlinguer, l'organo che di recente ha deliberato la sospensione dal partito di Filippo Penati, sotto inchiesta per tangenti, Lusi ha deciso di «auto sospendersi con effetto immediato dal partito»,  per consentire «una più piena libertà di azione politica», e a se stesso una «difesa giudiziaria più libera. Gli italiani hanno bisogno di chiarezza», dice Lusi, «e il Pd ha il dovere di contribuire a questa direzione». Più che un “beau geste”, un atto di necessità , visto che il “compagno” Lusi, con la richiesta di patteggiamento, ha di fatto ammesso le proprie colpe: l'appropriazione indebita di 13 milioni di euro. Fondi non suoi, ma della Margherita fondata da Francesco Rutelli, il quale ora dice sconsolato: «Lusi ci ha fregati tutti». Insomma, tanto sarebbe bastato ai vertici del Pd per optare verso l'espulsione dal partito. Lusi li ha anticipati. Una prima cacciata c'era già, ma solo dal gruppo Pd del Senato. Il resto è arrivato ieri era. Del resto, soprattutto tra gli ex Ds, erano in tanti a volere la testa di Lusi, ,mentre i popolari di Fioroni e Lucio D'Ubaldo, pur non disconoscendo le forme della condanna, ritenevano, volevano procedere solo alla sospensione, in attesa di un pronunciamento definitivo da parte dei magistrati.  Superati anche loro.   L'ex boy scout con villa a Genzano continua a tacere e a fare parlare il proprio legale. Vuole restituire una parte del malloppo al partito, ma ieri Titta Madia, che difende gli interessi di Rutelli, ha gelato le speranze del senatore: «La fideiussione proposta da Lusi è inadeguata. Non c'è accordo», ha fatto sapere Madia. «Se non arriverà una seria garanzia nei prossimi giorni chiederemo all'ufficio del pm di richiedere adeguati provvedimenti cautelari». Lusi era pronto a restituire 5 milioni di euro e aveva depositato in procura, con la richiesta di patteggiamento concordato della pena di un anno (ritenuta dalla procura non congrua), una bozza di fidejussione. In caso di mancato accordo tra le parti la procura potrebbe procedere ad un sequestro cautelativo dei beni di Lusi. E nella galassia rutelliana è partita la guerra. Gli uni contro gli altri a caccia del tesoretto rubato. La domanda che circola è la stessa: com'è possibile che Rutelli non sapesse nulla, lui che era l'unico co-intestatario del conto dei Dl? Ombre e sospetti dentro l'ormai defunto partito, che nel 2007 si è fuso con i Ds nel Pd. Ma poi, guarda caso, l'ex sindaco di Roma è uscito per dare vita all'Api, mentre il suo tesoriere Lusi, protagonista di un commosso intervento in Aula in difesa della vita di Eluana Englaro, non l'ha seguito. Il dubbio assale molti. Pierluigi Castagnetti, uno dei pochi come Arturo Parisi ad avere notato stranezze nel rendiconto del partito lo dice chiaro: «Non dubito dell'onestà di Rutelli, ma se i soldi della Margherita sono finiti all'Api mi arrabbio». Linda Lanzillotta, ex assessore al Bilancio del Campidoglio, parla di vicenda orrenda: «C'è stato un eccesso di delega, quando si amministrano risorse collettive ci dovrebbero essere più controlli». Senza un chiarimento definitivo (l'assemblea dei Dl è convocata entro la fine di febbraio) s'incrina il rapporto tra gli ex compagni della Margherita. L'ex responsabile Circoscrizioni Estere, Luciano Neri, fa accuse pensanti, ipotizzando che si pensasse di distribuire i soldi in cassa, i 20 milioni rimasti oltre a quelli già spariti, «tra le diverse Fondazioni di riferimento dei diversi maggiorenti ex Dl». Un'ipotesi che Castagnetti non vuole neppure prendere in considerazione.  di Brunella Bolloli

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