Cerca
Logo
Cerca
+

E' nato il governo BerlusMonti Ciao ciao sinistra, sei all'angolo

Il Cav e il suo successore, in due diverse interviste, mostrano un'insospettabile unità di lettura delle ultime vicende

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

La coincidenza delle due interviste di Silvio Berlusconi al Financial Times e di Mario Monti a Repubblica.tv rappresenta ciò che Giulio Tremonti chiamerebbe un tornante della storia. Il Cavaliere e il suo successore a Palazzo Chigi hanno mostrato una inaudita unità di lettura degli ultimi tre mesi e, anche se meno esplicita, anche dei prossimi.  Sul ballo dello spread che ha portato alla rivoluzione di novembre la versione è sovrapponibile: Berlusconi parla di attacco mediatico concentrato sulla sua persona che l'ha convinto a mollare «con eleganza» per il bene del Paese. Monti ha scandito: «Credo che si sia esagerato e sbagliato utilizzando lo spread come un'arma contundente nei confronti di Berlusconi». Guarda il video del vicedirettore Pietro Senaldi su LiberoTv Silvio e Mario mai così vicini  È la conferma che a far dubitare i mercati sul futuro dell'Italia non era soltanto il capro espiatorio di Arcore, ma l'intero sistema politico imperniato su un teatrino pro o contro una persona. Il Btp usato per lo spread è decennale: i mercati, prima di comprare titoli italiani, si chiedono come sarà governato il Belpaese fra dieci anni. E la paura è che al potere, a iniziare dal 2013, ci siano i Fini, i Bersani, i Vendola. Lo sa anche lo stesso premier, che ha cercato di fare un passo avanti: «Io sono più fiducioso del mercato, confido molto che finito questo governo ci sarà un sistema politico più civile, disteso, pacato e più capace di prendere decisioni nell'interesse generale del Paese». Destra e sinistra sono forse destinate a dileguarsi, così come le abbiamo conosciute finora. La nascita di un «BerlusMonti» (Cavaliere che consegna il suo pensionamento politico alle pagine-oracolo della finanza internazionale mentre Monti «diventa» di destra) è una semplificazione, ma anche un indirizzo del futuro possibile della politica italiana. Su lavoro e concezione dello Stato il premier  ieri non poteva non prendersi applausi da un partito liberalconservatore: ha abbattuto il mito dell'articolo 18 («allontana gli investimenti»), ha preso a sberle il «buonismo sociale», ha fatto un inno al merito e alla mobilità sociale. Tutto questo va è prodromo a un rimpasto che «politicizzerà» l'esecutivo prima del voto, dando il «la» a un nuovo partitone moderato da Casini ad Alfano? Possibile. Monti ha bisogno del Pdl per le riforme del lavoro, che il Pd non gli può appoggiare: da qui il nervosismo della sinistra che, morsa da Di Pietro, tradisce il nervosismo espresso ieri a Napolitano. Il tutto è acuito dalla grana della responsabilità civile dei magistrati che in Senato sarà un banco di prova, e forse di scambio. Berlusconi ieri ha detto che è certo che il premier potrà fare un grande lavoro per l'Italia. Al Cav, a differenza di altri, non è sfuggito che con Monti nulla sarà più come prima. Lui sembra aver tutto sommato trovato un ruolo, adesso tocca agli altri. di Martino Cervo

Dai blog