Cassazione, lecito pubblicare annunci di escort sul web
Sentenza della Corte: non è reato pubblicare annunci pubblicitari di prostituzione, non agevola l'esercizio della professione
Non è reato inserire sul web le inserzioni a favore delle escort. Lo ha sottolineato la Cassazione annullando senza rinvio "perché il fatto non sussiste" una condanna ad un anno di reclusione nei confronti di Nicola M. che telefonava alle escort interessate a fare inserzioni sul web per vendere loro le 'top list' dopo essersi fatto inviare dalle interessate per email le fotografie. Secondo la suprema Corte chi "si limita a pubblicare gli annunci pubblicitari delle prostitute su un sito web" deve essere equiparato a quanti "pubblicano annunci pubblicitari del genere su molti quotidiani svolgendo un normale servizio svolto a favore della persona che esercita il meretricio e non della prostituzione". Un giudizio che non aveva condiviso né il Tribunale di Gorizia né successivamente la Corte di Appello di Trieste che, nel febbraio 2011, aveva condannato l'inserzionista Nicola M. ad un anno di reclusione e a 400 euro di multa con la sospensione condizionale della pena per la pubblicazione sul sito Bakeka di annunci di genere erotico. Nei due gradi di giudizio precedenti Nicola M. era stato condannato per avere agevolato l'esercizio della prostituzione. Ora la terza sezione penale (sentenza 4443) ha accolto il suo ricorso con assoluzione piena. Un comportamento del genere, ribadisce la Cassazione, non è reato, bensì si è passibili di condanna "nel caso in cui alla attività di mera pubblicazione si aggiunga una cooperazione tra soggetto e prostituta, concreta e dettagliata, al fine di allestire la pubblicità della donna che si offre per incontri sessuali, evidentemente per rendere più allettante l'offerta e per facilitare l'approccio con un maggior numero di clienti". Tutte situazioni che in questo caso non si sono verificate visto che l'uomo "si è limitato a ricevere l'annuncio corredato da foto di escort e ha svolto un semplice servizio a favore di queste e non della prostituzione".