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Il dg Lei ha censurato la Rai: Vietato criticare la Casta

Bavaglio a Zapping. Il direttore generale ha promesso il nuovo diktat davanti alla commissione di vigilanza della tv di Stato

Andrea Tempestini
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Vietato criticare la Casta, e sarebbe pure meglio non parlarne nemmeno dagli studi Rai: perché è la Casta che ci dà da mangiare. Il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, ha promesso il nuovo diktat davanti alla commissione di vigilanza della Rai guidata da Sergio Zavoli. Annunciando interventi sulla trasmissione radiofonica Zapping, in onda tutte le sere dalle 19,40 alle 21 su Radio Uno e condotta per lustri da Aldo Forbice. A chiedere la testa del conduttore era stato il Pd qualche giorno prima, con veementi interventi di Giovanna Melandri e di Fabrizio Morri. La colpa di Zapping sarebbe quella di promuovere- come spesso la trasmissione fa- una petizione popolare da rivolgere al Parlamento per tagliare davvero i costi della politica, riducendo stipendi e numero dei parlamentari e abolendo i vitalizi. Altre petizioni da sempre affiancate alla trasmissione in passato hanno riguardato il rispetto dei diritti civili e politici in Italia e nel mondo, con fortunate campagne di sensibilizzazione. Per quelle applausi bipartisan. La petizione sui costi della politica (che ha raccolto le adesioni di esponenti autorevoli del mondo accademico, di firme del giornalismo, di cantanti, attori, registi e uomini di cultura) non  è andata di traverso ai politici e in particolare a quelli di sinistra. Accade, e le proteste su programmi Rai sono una costante nelle audizioni dei manager dell'azienda. Per la prima volta però il direttore generale ha deciso di non difendere l'azienda e i suoi conduttori, allineandosi ai politici e promettendo la censura della campagna (che invece prosegue testardamente con successo di pubblico). La Lei davanti alla commissione ha bollato Zapping di “eccessivo disequilibrio”, accusando la trasmissione di “accanimento” nei confronti dei politici e promettendo una correzione “editoriale”, che non  dovrebbe spettare al direttore generale. La manager pubblica ha spiegato che quella petizione “rischia di essere denigratoria”, aggiungendo che “gli accanimenti non vanno bene da nessuna parte. A maggiore ragione verso chi è interlocutore primario- a mio avviso- dell'azienda”. Insomma, dalla Rai si può criticare tutto e tutti, ma non i privilegi della politica, perché così l'azienda che è legata a doppio filo ai partiti farebbe hara-kiri. La Lei ha spiegato di essere già intervenuta sul conduttore “che ha capito”. Ma poi di fronte alle proteste di Morri che sostiene di essere stato accusato a Zapping insieme alla Melandri “con nome e cognome” di avere censurato la trasmissione (cosa che in effetti aveva fatto), ha chiesto interventi più duri. E il direttore generale ha assicurato che provvederà in tempi brevissimi. Evidentemente le due caste- quella dei supermanager Rai e quella dei politici- sono legate così a doppio filo da non potere fare altro che proteggersi a vicenda… di Fosca Bincher

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