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Sondaggi, asta tv e processi: pro e contro della strategia di Silvio

Il Cavaliere cala nei consensi e rischia di perdere pezzi del partito. Ma se fosse lui a tassare e tagliare pagherebbe ancora di più

Matteo Legnani
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E' la seconda volta, in pochi giorni, che Silvio Berlusconi definisce "irresponsabile" togliere la spina al governo Monti. Lo aveva fatto in risposta al leader della Lega Umberto Bossi, che lo aveva posto di fronte all'aut-aut tra Monti e Formigoni. Lo ha fatto oggi alla presentazione del libro scritto dal "responsabile" Razzi. Un monito che sembra rivolto, questa volta ai "suoi". E che, anche questa volta, non ha mancato di suscitare i malumori dei "malpancisti" del Pdl e di quanti tra i fan del Cavaliere vorrebbero la fine di Monti e nuove elezioni. Il Cavaliere, in queste settimane, si sta barcamenando tra esigenze e spinte a volte confliggenti. Il sostegno all'esecutivo tecnico trova una ragione fondamentale nella possibilità di fargli fare il lavoro sporco: tagli e tasse. Certo, il Cavaliere paga in termini di consenso, con i sondaggi che danno il Pdl in discesa, l'appoggio a chi mette le mani nelle tache degli italiani. Ma probabilmente paga meno di quanto pagherebbe se fosse lui a tagliare e a tassare. In più, quello che da molte parti, ma soprattutto da sinistra e dagli stessi giudici qualche giorno fa in apertura dell'anno giudiziario, è stato definito un "clima più sereno", non può nuocergli nella vicenda dell'assegnazione delle frequenze tv e nelle vicende processuali che lo riguardano. I contro della linea pro-Monti stanno invece nella flessione del consenso del suo elettorato, che vede Monti e le sue misure (liberalizzazioni in primis) come il fumo negli occhi e si sente abbandonato dalla politica. Le manifestazioni, i blocchi e gli scioperi dei giorni scorsi sono stati sì contro Monti, ma pure il segnale di un malcontento del ceto medio nei confronti del centrodestra. Infine, le divisioni interne al partito, già comparse nei giorni scorsi, potrebbero ulteriormente aggravarsi fino a una spaccatura interna. Spaccatura che, però, sarebbe praticamente certa qualora il Cavaliere decidesse di tagliare con  Monti.  

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