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Battisti s'appella a Napolitano "Fammi tornare in Italia"

L'ultima provocazione del terrorista a Le Iene: "Il presidente è un mio avversario ma voglio un processo giusto in Italia"

Giulio Bucchi
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Appello al presidente della Repubblica per dimostrare di essere innocente e farsi processare. Un processo giusto, perché quello che lo ha condannato a 12 anni prima e all'ergastolo poi per omicidio e banda armata al terrorista Cesare Battisti non è mai andato giù. E anche ora, dalle spiagge dorate del Brasile, l'ex membro dei Proletari Armati per il Comunismo, tra i più efferati criminali degli Anni di Piombo, il protetto degli intellettuali di Francia e Sud America lancia la sua provocazione. Lo fa in un'intervista a Le Iene Show, in onda giovedì sera su Italia 1, in cui si rivolge direttamente a Giorgio Napolitano: "Signor presidente, mi dia la possibilità di difendermi. Di presentarmi di fronte ad un tribunale, oggi in Italia, e di potermi difendere, di rispondere ad un interrogatorio vero, come non è mai successo, e così io mi comprometto a rispondere delle mie responsabilità di fronte alla giustizia italiana". Caro Napolitano - Battisti non ha mai chiamato di persona Napolitano, e in tv spiega perché: "Prima di tutto mi manderebbe a quel paese perché lui è il Presidente della Repubblica e io sono un signore nessuno. Secondo - e qui il terrorista rispolvera il caro vecchio gergo pseudo-rivoluzionario - Napolitano mi pare che in quegli anni era uno dei massimi avversari del movimento rivoluzionario, quindi pare che sia rimasto avversario. Secondo me - aggiunge - Napolitano sa benissimo   chi sono, cosa ho fatto e cosa non ho fatto. Non ha bisogno che io glielo dica. Anche perché se io glielo dico lui non ci crede. E secondo me anche se ci crede non ha nessuna intenzione di crederci, di  diffonderlo". Processo giusto - Il 57enne terrorista, condannato per 4 omicidi tra cui quello del gioielliere milanese Pierluigi Torregiani, si diverte a indossare di nuovo i panni di vittima del sistema, nonostante da 30 anni sia vissuto all'estero, protetto dai salotti intellettuali della sinistra francese, e ricorda a modo suo le sue colpe: "Ho commesso dei reati, ho fatto uso delle armi anche se non ho mai sparato contro nessuna persona", assicura. "Non ho mai pensato di uccidere nessuno". Battisti sostiene di non essere "mai stato interrogato, né da un poliziotto, né da un giudice", salvo poi rettificare per l'evidente bugia: "Sono stato interrogato e processato e sono stato condannato a più di 12 anni per associazione sovversiva e detenzione di armi. Poi sono scappato di prigione e pensavo che il mio processo fosse finito lì. Dopo ho saputo che ero stato condannato all'ergastolo". La parola ora passa a Napolitano, ammesso che il presidente abbia il coraggio di prendere per buona la richiesta beffarda del terrorista più amato da Carla Bruni e dall'ex presidente brasilianio Lula, che ne negò l'estradizione in Italia.    

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