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Michelle Obama sadomaso: ricetta first lady per la lingerie

L'intimo sexy di "Agent provocateur" fa il boom di vendite grazie alla moglie di Barack, che fece shopping per 40mila dollari

Giulio Bucchi
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Biancheria intima, abbigliamento, cellulari, una compagnia aerea e molto altro. La famiglia Obama è ormai diventata il testimonial più o meno involontario delle marche di mezzo mondo che usano la coppia presidenziale per farsi pubblicità. A volte la Casa Bianca ha risposto con qualche comunicato di protesta ma nella maggior parte dei casi Barack e Michelle lasciano correre, soprattutto se come ora si entra nel vivo della campagna elettorale e l'esposizione mediatica può sempre servire per conquistare qualche voto in più. Secondo la stampa inglese, l'ultimo marchio che deve dire grazie alla first family americana è il produttore di lingerie di lusso Agent Provocateur, che ha visto un boom di vendite del 12,5%, dopo gli acquisti fatti da Michelle alla fine del 2011, accompagnata dalla moglie dell'emiro del Qatar, Sheikha Mozah, per complessivi 50.000 dollari. L'amministratore delegato del gruppo, Garry Hogarth, non ha voluto confermare se la signora Obama figura tra la clientela dell'azienda ma ha ammesso che il marchio ha attirato un alto numero di «nomi famosi inattesi». Nonostante la smentita della Casa Bianca, Michelle è stata più volte criticata per il suo shopping selvaggio, soprattutto in tempo di crisi. E lei non ha mai rinunciato a imporre al marito vestiti costosi. Così non deve meravigliare che una società di abbigliamento di New York si sia permessa di utilizzare l'immagine del presidente per lanciare una sua linea di giacche a vento. La Weatherproof Garment Company ha scoperto da una foto (scattata dalla AP) che, nel corso della sua visita in Cina, Obama indossava uno dei suoi giubbotti. Il presidente della società, Freddie Stollmack, ha così ordinato al suo ufficio marketing di utilizzare quella fotografia per farne un grande manifesto, da esporre a Times Square. Stollmack ha fatto anche produrre una serie di comunicati stampa per complimentarsi con Obama per la sua scelta. Non finisce qui. La Weatherproof ha pubblicato quella immagine sul suo sito web, lanciando quella che ha definito la «Obama's jacket», la giacca a vento del presidente. La conseguente protesta e censura della Casa Bianca non sono servite a limitare il fenomeno. Tanti gli altri casi simili. Pure i cinesi hanno scelto Obama per un loro prodotto: un telefonino chiamato Blockberry, imitazione orientale del più noto Blackberry, usato proprio dal presidente. Lo slogan che campeggiava di fianco a una foto dell'inquilino della Casa Bianca diceva: «Obama ha un Blackberry, io un Blockberry 9500». Immancabile in questa carrellata la compagnia aerea Ryanair, tanto criticata per l'uso irriverente delle immagini dei vip. Nel 2009, in occasione dell'arrivo di Obama a Londra per il G20, aveva sottolineato la scelta dell'aeroporto fatta dal presidente. «Obama preferisce Stansted e così anche noi». Perfino i momenti di tensione sono stati usati per promuovere qualcosa. In Russia ha spopolato per qualche tempo tra i saloni di bellezza la battuta moscovita dell'ex premier Silvio Berlusconi sull'«abbronzatura» di Obama, fatta subito dopo la conquista della Casa Bianca da parte del candidato democratico. Diverse “spa” hanno trasferito la boutade al settore promozionale. «Vedete a quale successo può portare l'abbronzatura», era lo slogan di un solarium di Mosca. Dopo tutte queste pubblicità gratuite, la coppia presidenziale ha chiesto e ottenuto dagli stilisti amici di produrre una linea di abbigliamento venduta sul sito di Obama 2012. di Alessandro Carlini

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