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Ue, accordo patto di bilancio Dicono no solo Londra e Praga

Intesa a 25 sulle regole su deficit e debito dei paesi membri. Cambia il fondo salva-stati, priorità sono crescita e occupazione

Giulio Bucchi
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Accordo senza unanimità. Si conclude così, con un'intesa tra 25 paesi da cui si sono sfilati Inghilterra e Repubblica Ceca, l'atteso vertice Ue di Bruxelles sul fiscal compact, il patto che deve rafforzare le regole di bilancio su deficit e debito dei paesi membri e costituire uno degli argini contro la crisi finanziaria del Vecchio continente. Cambia il fondo salva-stati - Per arrivare al sì condiviso, ma non fino in fondo, è stato necessario convincere anche la Francia ad accettare un altro accordo preliminare, l'allargamento delle riunioni dell'Eurozona anche ai paesi non membri dell'Unione che però hanno sottoscritto il patto di bilancio. Il braccio di ferro si è risolto a metà strada tra la posizione contraria della Francia e quella favorevole della Polonia: si terranno due incontri annui dell'Eurozona sulle strategie della moneta comune, oltre a un terzo summit aperto agli altri paesi firmatari del nuovo patto dove trattare i temi dell'architettura dell'euro e della competitività. Tra gli altri argomenti in agenda, c'era l'Esm. Anche in questo caso, è arrivato un accordo sul Fondo Salva-stati permanente, l'European stability mechanism, che finanzierà gli stati in crisi per un massimo di 500 miliardi. Il trattato verrà firmato più avanti. Crescita e occupazione - Ancora lontana, invece, la soluzione del caso-Grecia (la Germania chiede il commissariamento di Atene, Sarkozy assicura che "ci sarà accordo definitivo entro qualche giorno" coi creditori privati). Intesa di massima sulle linee da seguire, invece, su crescita e occupazione. L'Unione indica tre priorità per gli stati membri: lavoro ai giovani, completamento del mercato interno e accesso al finanziamento per le piccole e medie imprese. Per gli stati con gravi problemi di occupazione, tra cui l'Italia, il presidente della Commissione Josè Barroso ha proposto l'invio di commissari: un'ombra sul ministro del Welfare Elsa Fornero e sul premier Mario Monti.

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