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Melandri La deputata Pd difende il suo vitalizio "Ho smesso di lavorare per la politica"

L'ex responsabile dello Sport ai tempi di Prodi contro la riforma degli emolumenti ai deputati. "Non mi piace questa ondata di populismo"

Andrea Turco
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Dopo il ricorso alla riforma dei vitalizi di venti deputati, tra cui esponenti di Pd, Pdl e Lega,  un altro nome noto si erge a difesa dei privilegi dei parlamentari. Il suo nome? Giovanna Melandri, 50 anni, deputata Pd, ministro della Cultura con D'Alema e Amato e responsabile dello Sport con Prodi. La parlamentare non si vergogna a dire di aver lasciato il suo lavoro d'economista alla Montedison per entrare in politica, forse attratta dai possibili facili guadagni. L'onorevole, per giustificare la sua levata di scudi in difesa degli emolumenti ai deputati, tira in ballo addirittura Berlinguer e Fanfani. "Loro erano d'accordo sulla nozione di vitalizio - ha detto al Corriere della Sera -  e anche io penso che quel concetto non sia sbagliato. Non ho da recriminare nulla, ma ho paura di quello che resterà sotto le macerie del populismo". La Melandri ovviamente ha il suo perché nel lamentarsi. Due giorni fa ha compiuto 50 anni. Con le vecchie regole avrebbe avuto già diritto ad una corposa pensione, mentre ora? "La prenderò fra dieci anni, nel 2022" dice sconsolata la deputata Pd. La Melandri al tiro al bersaglio contro il politico non ci sta e accarezza l'idea di presentare ricorso anche lei. "Gli estremi ci sarebbero e non solo per i contributi già versati. Non mi piace l'idea del forcone contro i politici e la logica in cui stiamo entrando". Pur di non vedere il suo vitalizio sparire, la deputata rivela la sua ricetta per risparmiare "Ci sono tante forme per ridurre i costi ad esempio il taglio dei parlamentari". Ma guai a toccarle la dorata pensione. "Va bene invece di darci 5.000 euro di pensione a cinquant'anni potrebbero darcene la metà. Ma eliminare i vitalizi no - dice agguerrita la Melandri - Io non sono d'accordo".

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