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Il sisma fa crollare i geologi: verrà la scossa, ma dove?

Gli esperti assicurano: "Aspettatevi nuove scosse di assestamento". Ma dove, come e quanto forti nessuno ha il coraggio di prevederlo

Giulio Bucchi
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L'antidoto al terremoto sembra essere quello di mettersi col cuore in pace: c'è sempre stato, c'è e ci sarà ancora. Dal fragore dell'attività sismica di questi giorni e dal vortice di interrogazioni agli esperti - con tanto di mappe peninsulari che indicano dove la terra balla di più e dove di meno - ci si ritrova con in mano un pugno di ipotesi e una sola certezza: il globo trema. «Bisogna immaginare la terra come un frutto» ha spiegato a Libero Antonio Pierfanti, direttore della sezione sismica all' Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), «sotto la scorza dura c'è una sorta di polpa fluida e morbida che si muove continuamente. Ora, questo movimento fa sì che i pezzi della crosta collimino tra di loro: si strusciano, a volte vanno in attrito ed è allora che viene liberato quel potenziale di energia che si traduce in sisma». Insomma, immaginarsi al sicuro da un terremoto è semplicemente una pura utopia. L'attività sismica è un fatto più ordinario che straordinario e lo spettro di una natura cattiva è pronto a venir fuori ogni volta che l'uomo si fa trovare impreparato. E sull'argomento, c'è una ricca letteratura. «La scienza di oggi» ha continuato il sismologo, «non è in grado di prevedere terremoti: né dove, né quando, né la portata». Lo stesso concetto è stato ribadito anche ieri pomeriggio anche dal capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, secondo il quale sarebbe più sensato che «la gente si prepari, occupandosi delle cose che possano rendere meno negativo e meno disastroso l'evento».   «Il problema» ha aggiuto ancora Gabrielli, «non è l'attesa quasi messianica dell'arrivo o del non arrivo di scosse: siamo in un territorio sismico. Il problema è che ognuno si deve fare parte diligente cercando di capire in quale zona si trova, verificando che gli edifici siano in sicurezza e accertandosi che il proprio Comune abbia un piano di emergenza di protezione civile». Sul piano della prevenzione c'è parecchio da fare. Secondo il Consiglio nazionale dei geologi (Cng), infatti, «il 40% della popolazione italiana risiede in zone a elevato rischio sismico. Il 60% degli 11,6 milioni di edifici italiani a prevalente uso residenziale è stato realizzato prima del 1971». Un tasso di pericolosità, questo, calcolato in base alla frequenza dell'attività sismica nel tempo. Di precedenti, specie per l'Appennino Parmense (area classificata a rischio medio alto), ce ne sono un bel po' e son pure in bella mostra fra le pagine web del sito dell'Invg. In una nota, il terremoto di venerdì pomeriggio viene addirittura gemellato a un sisma del 1972, avvenuto a circa 13 km di distanza da distretto di Frignano, per tutte le caratteristiche comuni. Eppure, l'impressione è che ci si muova con un pizzico di cautela. Secondo l'esperto, inoltre non si può dire «se le tre sequenze sismiche di questi ultimi giorni si siano esaurite o se, invece, daranno spazio ad altre attività, ma la probabilità che quest'ultima opzione si verifichi è molto alta. Se dovessi scommettere, punterei sicuramente su una replica e sarebbe una vittoria facile. Quando si crea una sequenza susseguono scosse di questo tipo, di cui alcune superano i 4 magnitudo della scala Richter è scontato che ci siano altri sismi che possono essere anche più forti». Posto che le previsioni sismiche siano cosa diversa da quelle meteorologiche, nell'esporsi, gli esperti tendono a farsi scudo con la prudenza. «Mi sembra normale e ovvio che gli scienziati mantengano un po' di cautela. Questo non significa certo che vengano mantenuti segreti di alcun tipo». A domanda secca, poi, se i fatti dell'Aquila centrino qualcosa con questa chiave probabilistica, la non risposta e l'imbarazzo trapelato paiono comunque esaustivi. «Non entro nel merito di questioni giudiziarie e non commento quanto mi si chiede» conclude il sismologo, «ma ammetto che un filo logico in questo discorso c'è».     di Rosa Sirico

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