Gli Appenini premono sulle Alpi e la Pianura Padana trema
Il terremoto registrato ieri è conseguenza dello scontro tra la placca africana e quella euroasiatica. Possibili altre forti scosse
La terra trema di nuovo nel nord Italia e tutto a causa dello spostamento della placca africana, di cui la Val Padana è l'estremo lembo settentrionale, verso la placca euroasiatica che inizia con le Alpi e che ci sovrasta: la conseguenza è che gli Appennini premono a Nord verso le Alpi caricando il suolo di energia che prima o poi si libera facendo tremare la terra. Tutto normale, allora. No. Non tutto, almeno. Domenico Giardini, presidente dell'Ingv spiega al Corriere della Sera che i terremoti dovrebbero manifestarsi ai bordi più estremi delle placche e che è un'eccezione che alcuni si siano generati anche al centro. Fatto sta che il terremoto di ieri, 5,4 gradi di magnitudo è il più forte in Italia dopo l'Aquila. I danni sono stati contenuti perché l'ipocentro, individuato a Berceto e Corniglio in provincia di Parma, era localizzato a sessanta chilometri di profondità. Il sismologo dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Salvatore Barba sostiene che "è stato un terremoto particolarmente profondo molto più della media della zona che è di 25-30 chilometri, e questo ha sicuramente attutito l'effetto. Ricordiamo che all'Aquila la profondità fu di appena 7 chilometri. La magnitudo è elevata, ma in questa zona sono possibili magnitudo anche più forti, fino a 6 gradi richter. E vista la frequenza elevata con cui registriamo scosse nella zona - ribadisce il sismologo dell'Ingv - è possibile che ce ne siano altre". "Ci sono diverse zone ancora attive, non solo al Nord ma anche in Calabria - ha puntualizzato Alessandro Amato, sismologo dell'Ingv. "Questi tre eventi principali, ieri a Verona e a Reggio Emilia e oggi nel parmense sono legati a un processo comune che è dovuto al movimento della placca adriatica - prosegue Amato - Questi terremoti servono da promemoria, per ricordarci che viviamo in una terra sismica". Per questo, ha concluso Amato, "è bene assicurarsi che le scuole e le case in cui viviamo siano solide e pretendere verifiche dalle autorità locali, che sono i primi responsabili della protezione civile".