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Senza Monti "andava peggio"

Fitch e il declassamento dell'Italia: "Con i tagli il premier ha evitato una retrocessione più severa". Lui: "Distaccata serenità"

Giulio Bucchi
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Dopo il downgrade dell'Italia da parte di Standard & Poor's, Fitch la più piccola delle 'tre sorelle' del rating e l'unica ad avere nell'azionariato capitali europei (per la precisione, francesi), ha confermato la decisione di tagliare il rating dell'Italia: da 'A+' ad 'A-', con outlook negativo. "Prendo il declassamento con distaccata serenità", ha commentato seraficamente il premier Mario Monti. Outlook negativo - Decisione che era stata ampiamente preannunciata. Il 10 gennaio, il capo della divisione rating sovrani di Fitch, David Riley, parlò di una "significativa possibilità" di un declassamento di Roma. "Una cosa che aiuterebbe l'Italia, ma che è al di fuori del nostro controllo immediato, è un'assicurazione sulla crisi di liquidità, il che significa di base che serve un 'muro di protezione'" - aveva spiegato Riley incontrando la stampa a Londra - In questo momento non lo abbiamo e questo è motivo di seria preoccupazione per quanto riguarda l'Italia. E' una delle ragioni per le quali abbiamo messo l'Italia sotto osservazione con implicazioni negative ed è una delle ragioni per le quali c'è una significativa possibilità che, una volta conclusa la revisione, il rating dell'Italia cali". Appena il giorno successivo Riley era tornato sullo stesso punto invitando la Bce a rafforzare il suo programma di acquisto di titoli di stato dell'Italia per evitare un "catastrofico" collasso dell'euro. "E' difficile pensare che l'euro potrà sopravvivere - aveva aggiunto Riley - se l'Italia non dovesse farcela". L'Italia, aveva concluso, è politicamente ed economicamente troppo importante per essere lasciata fallire, ma "si può anche sostenere che è troppo grande per essere salvata". Il 17 gennaio, Riley aveva confermato che l'Italia insomma era "a rischio". E il giorno successivo, cioè il 18 gennaio,  Alessandro Settepani, il senior director di Fitch, aveva previsto un "possibile taglio di due note" del rating sovrano. La revisione insomma era nell'aria, e basata, come avea preannunciato, "sui livelli dei finanziamenti e sulla crescita economica". Tagli decisivi - Il declassamento del rating dell'Italia è stato deciso da Fitch sia a causa della crisi del debito europea e ai suoi effetti, ma anche all'aumento dello spread che comporta "diverse implicazioni" sulla dinamica dei costi del debito pubblico. E' quanto si legge nella nota dell'agenzia internazionale di rating. Gli economisti sottolineano la validità delle misure prese dalla manovra e della riforma delle pensioni ma allo stesso tempo sottolineano l'alto livello di spesa pubblica e del carico fiscale che frenano la ripresa. Una riforma fiscale più incisiva, sottolinea Fitch, rafforzerebbe la fiducia sul fatto che un ampio avanzo primario possa essere conseguito nei prossimi anni.  In ogni caso, si sottolinea da Fitch, "un'azione più severa sul  rating italiano è stata evitata dal forte impegno del governo a ridurre di deficit di bilancio e a implementare le riforme strutturali", come anche dall'operazione della Bce per il   rifinanziamento a lungo termine. Cala pure il Belgio - L'agenzia internazionale Fitch è intervenuta contestualmente sul debito di altri Paesi dell'Eurozona. Il rating del Belgio passa a 'AA' dal precedente   'AA+' con outlook negativo e il giudizio sulla Spagna è stato   tagliato a 'A' da 'AA-' con prospettive negative. La Slovenia è stata  declassata a 'A' da 'AA-' con outlook negativo e Cipro a 'BBB-' da   'BBB' con outlook negativo. Il rating dell'Irlanda è stato confermato  a 'BBB+' ma con prospettive negative.    

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