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La Russa e Cicchitto litigano: alta tensione nel Pdl

L'ex ministro accusa il capogruppo di essersi fatto gabbare sul condono delle multe ai partiti. Alterco davanti a dieci deputati

Andrea Tempestini
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Le assenze? «Il voto sul Milleproroghe è ordinaria amministrazione, non c'era un segnale politico da mandare all'esterno». Angelino Alfano minimizza quei banchi vuoti nel settore del Pdl: 30 onorevoli (24 assenti e 6 in missione) che non hanno risposto alla chiama negando il proprio sostegno al governo Monti. C'è poca dietrologia da fare, secondo il segretario azzurro. Inutile paragonare questi numeri (469 sì totali) a quelli della prima fiducia ottenuta dai professori (556), perché il 18 novembre scorso «ciascun partito si è fisiologicamente contato». Il Milleproroghe è secondario. È routine. E va bene. In effetti non si può parlare di ammunitamento coordinato, anche se nella lista degli assenti ci sono nomi illustri, ex ministri come Tremonti, Romani, Scajola (ma gli scajoliani erano presenti). Alcuni hanno scoperto, dopo quattro anni, che ci si può astenere sulla fiducia. E l'hanno fatto. Poi la presenza improvvisa di Berlusconi alla Camera ha motivato molti indecisi a farsi vedere dal capo mentre votavano disciplinatamente. Ma negare la tensione nel gruppo parlamentare azzurro non si può, significa nascondere la polvere sotto al tappeto. Basta farsi un giro in Transatlantico, lato destro, per percepire l'elettricità nell'aria. Un motivo? Almeno dieci. Il sostegno al governo Monti (che su immigrazione e tasse fa perdere voti al partito) è la madre di tutti i problemi. Ma non è solo questo: la serenità del gruppo Pdl alla Camera è minacciata da fattori esterni: i congressi provinciali del partito, il tesseramento, la scelta delle candidature per le elezioni amministrative di primavera, la selezione delle alleanze. E la mai risolta concorrenza interna tra ex Forza Italia ed ex Alleanza nazionale. A questa voce va rubricato il diverbio di ieri tra Fabrizio Cicchitto e Ignazio La Russa. Con l'ex ministro della Difesa che ha imputato al capogruppo di essersi fatto passare sotto al naso il condono delle multe ai partiti per i manifesti abusivi. Era nel Milleproroghe ed è stato stralciato. E adesso saranno dolori: solo per le ultime Amministrative di Milano, il Pdl deve quasi 400mila euro all'erario. Poi c'è tutto il resto. Una tombola. Roba che ha fatto infuriare La Russa. La lite tra i due, successa a Montecitorio davanti a decine di deputati, è trascesa: entrambi sono famosi per aver un caratterino molto spigoloso. Il culmine, quando Ignazio ha accusato Fabrizio di essere un presidente «di parte», quella forzista, con la minaccia di «andarsene via dal Gruppo» con i deputati ex An. E poi? Poi le acque si sono un po' calmate, assicurano gli staff. Cicchitto ha negato, era tutto sotto controllo: «Non abbiamo condiviso la scelta del governo», ma bisognava trovare la copertura per pensioni e contributi ai lavoratori autonomi. A quel punto, «pur di non sacrificare i commercianti», si è scelto il male minore. Episodio chiarito. D'altronde l'ultima cosa che vogliono fare i postmissini è mollare la casa comune. Il perché lo spiega Marcello De Angelis, deputato e direttore del Secolo d'Italia: «In tempi in cui è ripartita la caccia al fascista, non solo a sinistra ma in alcuni ambienti pidiellini che vorrebbero spostarsi più al centro, gli ex An rimangono fortemente ancorati al partito. E chi si muove». di Salvatore Dama

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