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Celentano chiagne e fotte: fa i capricci, la Rai lo copre d'oro

Il Molleggiato a Sanremo: la tv di Stato lo strapaga, lui gioca al martire della liberta. Il compenso? Sarebbe 300mila euro a puntata

Andrea Tempestini
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Il primo passo per risanare la Rai dovrebbe esser quello di brevettare la strategia del martirio. Vuoi lamentarti sui giornali che l'emittente pubblica ti censura? Bene, allora sgancia a Viale Mazzini un tributo per la pubblicità gratuita. Se qualcuno ci avesse pensato  anni fa, ora il carrozzone catodico sarebbe l'azienda più fiorente del Paese. E uno dei maggiori finanziatori sarebbe Adriano Celentano, specialista nell'arte della lamentazione e del ricattino morale.  Il Tiraemolleggiato sta dando spettacolo anche in questi giorni: l'hanno invitato al Festival di  Sanremo, e lui ha minacciato di disertare l'Ariston a meno di non essere accontentato in tutti i capriccetti da stella della canzone. Una serie interminabile di condizioni e paletti, di fronte ai quali ci sono solo due possibilità: o chinare la testa o rinunciare all'imperatore Adriano. Ieri, finalmente,  la bozza del suo contratto è arrivata a Viale Mazzini e sembra proprio che Celentano sia stato soddisfatto in tutto e per tutto. Dunque la firma si avvicina.   L'accordo dovrebbe essere questo (come rivelato da Carlo Tecce sul Fatto e confermato da altre fonti): 300mila euro a puntata, con un tetto massimo di 750mila euro. Che significa? Semplice: può darsi che Celentano faccia più di una apparizione. Dunque, se sarà all'Ariston per due sere, guadagnerà 600mila euro. Se lo vedremo cinque volte, guadagnerà comunque 750mila euro invece di superare il milione. Comunque sia, le cifre non sono basse. Egli avrà poi la possibilità di parlare liberamente, pur nel «rispetto del codice etico». Infine, almeno durante la prima comparsata, non sarà interrotto da spot pubblicitari. Nelle serate successive gli spot appariranno solo se Adriano supererà con i suoi monologhi gli spazi previsti tra un blocco e l'altro (circa 25 minuti). Per farla breve: il Tiraemolleggiato potrà disquisire anche per quaranta minuti (la durata prevista per il suo primo intervento) senza che venga mandata la pubblicità e senza che nessuno metta il naso nei suoi testi (dicono che sia un po' meno disponibile quando lo intervistano: il testo delle domande vuole vederlo eccome). Qualora lo desiderasse, potrebbe tornare anche nei giorni successivi, parlando per 25 minuti alla volta di ciò che gradisce e diventando - come auspicato da Gianni Morandi - una sorta di «conduttore ombra» del Festival. A questo punto sorgono un po' di domande a cui sarebbe bello avere una risposta. Mettiamo che Celentano, come al solito, faccia il pieno di ascolti. Come fa la Rai a guadagnare se non può vendere  la pubblicità? Poi, quanto guadagna davvero Adriano? Nei giorni scorsi si è affannato a smentire sul suo sito le voci che gli attribuivano un incasso di un milione e duecentomila euro. Vuole mettere a tacere le polemiche? Bene, dichiari una volta per tutte quanto si mette in tasca, visto che a foraggiarlo sono i contribuenti tramite il canone.  Circola anche la voce che donerà il cachet in beneficenza. Lo speriamo per lui: gli farà comodo al momento di compilare la dichiarazione dei redditi. Infine: perché gli italiani dovrebbero anche mollare un solo euro a Celentano? Da poche settimane è uscito il suo nuovo disco: Sanremo gli darà la possibilità di promuoverlo di fronte a un pubblico immenso. Dovrebbe bastargli, no? Però il Tiraemolleggiato pretende che la tivù pubblica gli paghi il Clanone e gli  confezioni uno spottone su misura. La verità è che Adriano fa il martire ma  va solo dove gli conviene. Mesi fa, Michele Santoro si è lamentato che Celentano - dopo averlo chiamato ripetutamente in diretta quando Annozero era sulla cresta dell'onda - non si era degnato di aiutarlo nemmeno un po' a reclamizzare la sua nuova trasmissione: non aveva più da guadagnarci. Adesso a  Santoro preferisce Sanremo, patrono della visibilità mediatica. di Malabarba

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