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Per il Pdl un sondaggio choc: con il 22% è ai minimi storici

Per chi vota il centrodestra Monti è una fregatura. Secondo le rilevazioni di Ballarò il prof piace solo a 2 elettori azzurri su 5

Lucia Esposito
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Mario Monti piace a sinistra, agli elettori di Partito democratico, Italia dei valori e Sinistra e libertà. Più di Pierluigi Bersani, per dire. La stragrande maggioranza di questi sarebbero pronti a votarlo anche alle prossime elezioni, magari candidato da una coalizione diversa. Il sostegno al premier, però, si sta rivelando un boomerang per il Pdl. Stando ai sondaggi di Nando Pagnoncelli, diffusi a Ballarò, la base elettorale del partito del Cavaliere sarebbe in grossa sofferenza. Il partito di maggioranza relativa è quotato tra il 22,5 e il 25% da tutti gli istituti, almeno due punti sotto il principale oppositore, cioè il Pd. Non consola la percentuale altissima di persone che dichiarano di non voler votare, sopra il 45%. Gli elettori di centrodestra preferirebbero un governo politico, diverso. Colpa di provvedimenti che colpiscono più una parte che l'altra del Paese e del tessuto produttivo: liberalizzazioni, aumento della pressione fiscale, svuotacarceri. Sono il costo politico di un'alleanza ampia e trasversale per un governo di scopo, quello, di condurre il Paese fuori dalla crisi economica. «Quando sono in gioco gli interessi del Paese, allora indossiamo la maglia della nazionale e giochiamo uniti», sintetizza Alfano.Un costo, però, che ora, nel Pdl, sono stufi di pagare. Lo ha detto, imprimendo un deciso cambio di strategia al partito di maggioranza relativa, il segretario Angelino Alfano. Intervenuto ieri sera alla Camera per il dibattito sulla mozione Ue, ha posto i paletti: «Ora noi diciamo basta; l'Italia non deve fare altre manovre, non deve fare altri sacrifici, non dobbiamo andare in Ue con il capo cosparso di cenere». Basta tasse, basta rincari, basta manovre. Stop, soprattutto, con una connotazione chiaramente di centrosinistra, e alle timidezze su interventi che mettono in difficoltà il Pd. «Dobbiamo completare le riforme, quelle istituzionali, quelle sociali per un mercato lavoro più aperto e moderno e vorremmo lo si facesse con la stessa velocità usata per le liberalizzazioni», ha aggiunto il segretario. A via Dell'Umiltà la decisione del governo di procedere alla riforma del mercato del lavoro per tramite di un disegno di legge e non, come accaduto per le liberalizzazioni, per decreto, aveva creato non pochi fastidi. Gli azzurri sono già al lavoro per scrivere le loro proposte sulla riforma del mercato del lavoro e non accetteranno passi indietro. La nuova linea servirà certamente a fermare i mal di pancia contro le decisioni del governo che, mano a mano, erano emersi anche tra gli eletti, in Parlamento. L'ultimo, in ordine di tempo, il disagio per il disegno di legge cosiddetto svuotacarceri preparato dal Guardasigilli Paola Severino. Il provvedimento è stato approvato ieri sera, ma una fetta importante del gruppo era contraria e non l'ha votato. La rivolta è stata capitanata nientemeno che dall'ex ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, e condotta dal senatore Filippo Saltamartini. Per quest'ultimo il provvedimento è «criminogeno» perché «diminuirà gli agenti per le strade e consentirà ad accusati di reati gravissimi di andare ai domiciliari piuttosto che in carcere».  Altri ex ministri, finora rimasti in silenzio, hanno in animo proposte di modifica al decreto liberalizzazioni, in fase di conversione. Alfano non è contrario. È stato proprio lui a chiedere, in Aula, di «far pagare qualcosa anche alle banche». Le categorie più colpite, come è noto, sono storicamente vicine al Pdl: taxisti, autotrasportatori, commercianti, farmacisti, ultimi - che hanno protestato ieri - i pescatori. Le modifiche ottenute prima dell'approvazione, a questo punto, non bastano più. Poi si andrà all'attacco delle tasse, sparse un po' ovunque, a partire dall'Imu che sostituisce l'Ici, proposta dal governo, ma votata  da parlamentari che erano stati eletti col mandato di toglierla e diminuire la pressione fiscale.  Monti, capita la malaparata,  ha cominciato a sua volta un'operazione di ricucitura col partito ed il suo elettorato. Nel corso del suo intervento tenuto ieri in Aula, prima al Senato e poi alla Camera,  ha rivendicato «continuità» con l'esperienza di governo precedente. E pure i suoi ministri, dopo un inizio per niente soft, hanno cominciato, ciascuno per le sue deleghe, a riconoscere la bontà del lavoro dei predecessori. Paolo Emilio Russo

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